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Doveva essere tutto finito, dovevano essere gli ultimi aliti di un evento eruttivo che sembrava non finire mai … e per quattro giorni di fatto l’Etna è sprofondato nel silenzio. Niente più fontane, niente più boati. Tremore in calo. Fine dell’eruzione? Forse. Allo INGV non si sbilanciano mai con le previsioni… e fanno bene. Non tutto si può misurare con gli strumenti tecnici. E le “intenzioni” di un vulcano “pensante” come l’Etna, infatti, non puoi prevederle tanto facilmente.

La sorpresa del parossismo numero 16

IMG_7760Ed ecco la sorpresa del parossismo numero 16. O numero 20 se si inizia a contare dagli eventi di dicembre. Succede che dopo due giorni si maltempo e nuvole a bassa quota, il cielo si apre e l’Etna torna a farsi vedere con piccole fontanelle dal Sud Est. Sono le ore 21 del 23 marzo.

Di lì a poco inizia a salire il tremore, ma lentamente, senza guizzi. Le fontane di lava si mantengono basse, ma hanno una potenza tale da produrre fortissimi boati e micro scosse sismiche. Si attende, come sempre, la “grande fontana”, quella solitamente alta diversi chilometri che mette fine al parossismo. Ma questa non arriva mai.

Ancora una volta imprevedibile, l’Etna conduce questo parossismo per tutta la notte e per buona parte della mattina successiva. I boati sono ritmici, la grande nuvola di cenere riversa i micro lapilli su Catania e zone limitrofe. Tutto va avanti con molta lentezza e smette, dolcemente, verso mezzogiorno del 24 marzo. Una eruzione vera e propria o un parossismo? Non si riesce a spiegare. Per i vulcanologi è un parosissimo nuovo, diverso. Che forse inizia una nuovissima fase o segna il culmine degli eventi precedenti. (le foto sono di G.Musumeci)


Autore: Grazia Musumeci