Tra giovedì 18 e venerdì 19 maggio 2023, la provincia catanese ha vissuto alcune ore di intensa agitazione. Una allerta rossa apparsa su molti media e su diversi siti e social annunciava una “violenta eruzione esplosiva” dell’Etna, con annessi divieti assoluti di salire in quota. La situazione ha fatto salire ansia e tensione un po’ ovunque, dato che tra l’altro poche ore prima si erano verificati alcuni sciami sismici . L’allerta è poi diminuita, quindi è rientrata, nel frattempo si sono intrecciate anche le dichiarazioni dei vari comuni pedemontani che attuavano o ritiravano i divieti di accesso. Ma … cosa è successo esattamente?
L’Etna fa le prove di una nuova eruzione
Abbiamo contattato i nostri amici esperti, presso lo INGV di Catania. Non a caso il nostro Istituto di Geofisica e Vulcanologia è uno dei migliori d’Italia, e tra i migliori al mondo, perchè gli scienziati che vi lavorano sono attenti e competenti. E soprattutto sono sempre pronti a dare spiegazioni esaurienti a ogni dubbio.
Ci hanno spiegato così anche i fatti di questi due giorni di “allerta rossa”.
In pratica, ci sono stati diversi movimenti del territorio etneo, tra sciami sismici a valle e in cima, alla base dei grandi crateri sommitali. A questi terremoti sono seguite delle deformazioni del suolo, sempre in cima, quindi lontanissimo dai centri abitati. Le deformazioni del suolo sono state accompagnate da un innalzamento improvviso del tremore interno del vulcano.
Questi segnali NON SONO affatto “eccezionali”. Sono la normale situazione che si verifica quando l’Etna sta per dare il via a una eruzione spettacolare, con fontane di lava e pennacchi di cenere. Dunque nessuno era veramente preoccupato. Lo INGV è andato cauto con le dichiarazioni perchè gli strumenti notavano uno spostamento del magma interno e quindi non si sapeva ancora se l’eruzione sarebbe effettivamente avvenuta o meno. L’Etna fa spesso “le prove generali” delle eruzioni, ma non è detto che poi queste partano davvero.
Perchè l’allerta rossa
In tutta questa attesa di sviluppi, la protezione civile che è sempre pronta ad agire in caso di eventi particolarmente pericolosi, si è attivata. Anche questa è una procedura assolutamente normale, che utilizza anche codici interni (come “livelli di allerta” e simili) soltanto per dare una indicazione agli uomini e alle donne che vi lavorano su come organizzarsi.
Molto probabilmente queste indicazioni interne alla protezione civile sono “sfuggite” e sono giunte alle orecchie di qualche organo di stampa che ha annunciato la mobilitazione. Questo annuncio, dato forse con troppo anticipo, ha causato il caos sui social che hanno cominciato a esagerare con i titoli sensazionalistici … come al solito! Di conseguenza alcuni sindaci hanno ritenuto opportuno vietare gli accessi al vulcano per sicurezza – divieti comunque già ritirati in parte.
Alla fine, però, l’eruzione non è partita … non ancora! E la situazione sembra più calma, quindi tutto l’allarme è rientrato.
In conclusione …
In conclusione: è bello sapere che la nostra protezione civile è talmente tanto pronta nell’organizzazione e nell’efficienza da mobilitarsi anche se un evento non è ancora avvenuto. Questo deve darci sicurezza e farci sentire sempre più orgogliosi di loro. Ma è anche bello sapere che c’è un istituto, lo INGV, con persone altamente competenti che sanno il fatto loro e che possono spiegare meglio di tutti le cose relative al nostro vulcano.
Se leggete notizie catastrofiste o sensazionalistiche sui media, quindi, prima di farvi prendere dal panico andate a verificare. Controllate il sito INGV, scrivete loro una email, informatevi con chi davvero sa cosa stia succedendo. E fate affidamento SOLTANTO sui comunicati ufficiali dei vulcanologi. Per il resto non rimane che aspettare… il prossimo “show” dell’Etna! (foto di Grazia Musumeci)