Il maltempo che insiste da tre giorni sulla Sicilia Orientale sta impedendo la visuale di questa nuova eruzione, iniziata l’8 febbraio sul versante occidentale. Dunque è quasi impossibile seguirne in diretta l’evoluzione. Ma è possibile affidarsi agli strumenti e ai dati dell’INGV per capire a che punto è arrivato l’evento e come sta proseguendo, oltre le nuvole e le nevicate d’alta quota. Con l’aiuto del dottor Boris Behncke, abbiamo cercato di dare un’occhiata lassù e di riferirvi qualche notizia nuova.
Eruzione sul versante ovest
Come già detto, la nuova eruzione dell’Etna è partita nella serata dell’8 febbraio da una frattura che si è aperta alla base della Bocca Nuova e più precisamente tra questo cratere e il vicino Sud Est. Da questa nuova apertura, senza particolari segni di “agitazione”, è fuoriuscita una colata di lava abbastanza liquida e veloce che si sta allungando sul fianco occidentale del vulcano. A vederla dalle poche foto che sono state scattate da Bronte e da Belpasso, sembra davvero vicina ai centri abitati pedemontani, ma per fortuna si tratta solo di prospettiva fotografica… Il pericolo è lontano.
Come sta proseguendo l’eruzione?
Il dottor Behncke ci rassicura in merito: “Stiamo parlando di una eruzione sommitale. Il fronte lavico sarà a 2500-2600 metri sul livello del mare, e al solito durante questo tipo d’eruzione, le colate non vanno oltre una certa lunghezza. Piuttosto che avanzare sempre più lontano, si sovrappongono e creano un campo lavico “a ventaglio”, come quello di novembre 2022 – febbraio 2023 sulla parete della Valle del Bove”
Inoltre, nonostante la fluidità di quota, man mano che la lava scende su un terreno gelato dalle nevi invernali tende a raffreddarsi e quindi a rallentare di molto la marcia. Se non interverranno fattori nuovi e imprevisti (un’altra frattura, un parossismo potente) dovrebbe risolversi semplicemente in un grande spettacolo naturale, senza drammi né preoccupazioni.
Ci sono stati parossismi?
Il grande bagliore prodotto dalla lava sulle nuvole ha indotto alcuni a pensare a fontane di fuoco e parossismi in atto. Ma se ciò fosse davvero avvenuto, gli strumenti dello INGV sarebbero impazziti. Dice ancora il dottor Boris: “L’attività prosegue tutta regolare, lentamente, tranquillamente; solo all’alba c’è stato qualche piccolo sbuffo di cenere dal Sud-Est”.
Eruzione sotto controllo: l’importanza dello INGV
Tutto sta al vulcano. Sarà sempre l’Etna a “decidere” cosa e come continuare un’eruzione. Noi possiamo solo affidarci all’Istituto di Vulcanologia che con il suo monitoraggio continuo è in grado di dare risposte anche quando il clima impedisce la visuale. L’importanza di centri di ricerca come l’INGV deve farci capire quanto sia fondamentale che i governi sostengano – e non chiudano! – certe realtà, siano esse in campo medico che vulcanologico. La ricerca permette di controllare e prevenire disastri e danni inimmaginabili. Bisognerebbe promuovere e avere sempre molto a cuore i nostri ricercatori. (FOTO DI GRAZIA MUSUMECI)