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Come si vive “sotto il cratere” di un grande vulcano attivo? Una frase che fa paura anche solo a pronunciarla, perché lascia immaginare scenari spaventosi. Lava che distrugge le case, fuoco che piove dal cielo, o la fine tremenda di Pompei sotto la cenere del Vesuvio. Ma qui sull’Etna le cose non sono poi così apocalittiche! L’Etna è uno dei vulcani più alti d’Europa e, tra quelli attivi, è il più alto in assoluto. I suoi crateri si trovano a oltre 3300 metri di elevazione e ben separati dai centri abitati da chilometri di rocce e di deserto lavico. Grazie alla istituzione del Parco dell’Etna, negli anni Ottanta, oggi è impossibile costruire oltre una certa area del vulcano. E allora … chi vive “ai piedi” del cratere principale? E come ci vive?

I centri abitati più vicini alla cima

I tre centri abitati più vicini alla cima dell’Etna sono tre: i comuni di Maletto, Milo e Randazzo. Si trovano ciascuno su un versante diverso del vulcano e, anche se dalle mappe può sembrare che siano a due passi dai crateri, in realtà sono ben distanti (si parla di oltre 10 km). Maletto si trova sul fianco ovest, Randazzo a nord, Milo a est. Sul versante meridionale dell’Etna, il comune più vicino – se così si può dire – è Nicolosi, sebbene la distanza che lo separa dalla cima è molto più ampia rispetto agli altri tre centri.

Maletto

Il paese di Maletto (3500 abitanti) nasce nel 1263 come castello militare a difesa di un territorio selvaggio popolato da briganti. Il pericolo dei banditi era talmente diffuso da aver alimentato una leggenda interessante: pare che anticamente qui vivesse una principessa ricca e ribelle, Marietta, che usava i briganti proprio per ottenere, tramite efferate rapine, il potere sulla contrada. Il suo rifugio era chiamato “U Mariettu”… sa cui Maretto e poi Maletto.

Maletto dista dai crateri sommitali dell’Etna poco più di 14 km. Distanza che ovviamente viene percorsa in parte con i mezzi e poi, per larga parte, a piedi tra rocce e canaloni. Si calcola che occorre poco meno di un’ora per arrivare dal paese alla sommità di fuoco del vulcano. La lava di una eventuale eruzione impiegherebbe settimane prima di raggiungerlo.

Maletto è la “capitale siciliana delle fragole”, che qui sono il prodotto principale. Monumenti da ammirare: la Chiesa Madre, il Palazzo Spadafora, le rovine di Castello Maletta, il Museo Civico.

Milo

Famosa per essere divenuta dimora di grandi artisti (i cantanti Franco Battiato, Lucio Dalla su tutti), questa località di 1000 abitanti appollaiata tra la Valle del Bove e il panorama sulla costa, sul fianco est dell’Etna, fu fondata nel XIV secolo dal duca Giovanni d’Aragona. Venne creata prima la chiesa di Sant’Andrea, ancora oggi il tempio principale del paese, quindi il villaggio feudale. Milo non si è mai ingrandita più di tanto, nonostante abbia beneficiato per secoli della annessione alla ricca Contea di Mascali.

Pur trovandosi a ben 50 km dalla cima dell’Etna, e con una valle desertica in mezzo che la protegge da ogni colata di lava, Milo fu in serio pericolo nel 1951 quando, a causa di una frattura eruttiva a bassa quota, rischiò seriamente di essere travolta dalla lava. Episodi anomali a parte, però, non corre alcun rischio dalla vicinanza in linea d’aria con i crateri sommitali. Al contrario, è una meta turistica sicura e molto ambita, una delle “porte di accesso” verso tutte le piste di trekking dell’Etna, oltre che zona di splendidi panorami boschivi.

vicino crateri 2
Santa Maria di Randazzo

I monumenti di Milo sono: la chiesa di Sant’Andrea, affacciata proprio sulla terrazza panoramica del paese; la statua bronzea che riproduce Battiato e Dalla (nella stessa piazza); l’antico lavatoio. Milo ospita anche un monumento naturale: l’albero di ginestra più alto d’Italia, situato nel giardino di una casa privata sulla principale Via Etnea.

Randazzo

La perla medievale della Sicilia Orientale, Randazzo, raggiunse il massimo splendore proprio nei cosiddetti “secoli bui” prima dell’avvento della modernità. Eppure, quelli, non furono tempi brutti per questa città (10.300 abitanti) che infatti conserva ancora oggi testimonianze vive ed evidenti di quella ricchezza.

Situata a soli 16 km dai crateri centrali dell’Etna, è ben protetta dalle colate laviche dagli enormi dossi e dalle bocche minori che nei secoli si sono aperti sul fianco nord del vulcano. La lava impiegherebbe mesi per raggiungere il centro, partendo dalla sommità. Anche Randazzo, paradossalmente, ha rischiato di essere distrutta da una eruzione laterale, a causa di una frattura eruttiva apertasi a bassa quota nel 1981. La lava, tuttavia, si raffreddò prima di arrivare a lambire il paese.

A Randazzo c’è molto da vedere. Le tre chiese principali, ciascuna simbolo di un quartiere ben preciso e di una identità medievale (Santa Maria del quartiere Latino, San Nicola del quartiere Greco, San Martino del quartiere Normanno-Lombardo) sono uno spettacolo architettonico. In particolare Santa Maria, interamente costruita in pietra lavica nera, con le decorazioni aggiunte in pietra bianca. Da non perdere: la Via degli Archi, il Municipio, il Palazzo Reale e – nella vicina contrada Murazzo Rotto – il monumento ai caduti dell’Indipendentismo Siciliano. Tra i monumenti naturali che ricadono nel territorio di Randazzo, la Grotta del Gelo, il ghiacciaio perenne più a sud d’Europa. (FOTO DI G.MUSUMECI)


Autore: Grazia Musumeci