Sappiamo che il nome “Etna” deriva da un’antica parola greca “aithne” che indica “calore, bruciare”. Sappiamo oggi che un intero territorio, grosso quasi come una provincia, prende il nome dall’Etna, inteso non solo come il nostro vulcano ma come una comunità con cultura e tradizioni ben precise. Spesso ci si è chiesti se non sia mai esistita anche una città con questo nome. E perché la più grande città etnea, Catania, non si chiami appunto Etna?
Etna, un’antica città realmente esistita
Secondo un intreccio di leggende e studi storici, una città molto antica di nome Etna – anzi, per la precisione Aitna-Inessa – sarebbe esistita veramente. Molto probabilmente essa corrispondeva alla odierna cittadina di Motta Sant’Anastasia, che non a caso sorge su un “dicco” (un vecchio condotto lavico solidificato). Anticamente, l’unica strada che collegava la costa al vulcano passava proprio da qui e il nome di Aitna-Inessa era frequente nei documenti e nei discorsi dei viaggiatori.
Nel V secolo avanti Cristo pare esistesse già un importante tempio dedicato al culto del dio Vulcano proprio ad Aitna-Inessa. Ma è lo storico e geografo Strabone, nato nel 64 a.C., uno dei primi a descrivere questa misteriosa città, raccontando del viaggio di Empedocle alla scoperta del vulcano.
“Dona accoglienza a chi sale al monte…”
Leggiamo sul sito ILPAPAVEROROSSOWEB.IT le parole esatte che usò Strabone, quando dice: «Vicino Centuripe c’è la città di Etna, menzionata poco sopra; essa dà accoglienza a quelli che salgono sul monte e fornisce ad essi la guida: è là, infatti, che inizia la zona della vetta. […] Coloro che sono recentemente saliti sull’Etna mi hanno raccontato di aver trovato sulla sommità una superficie piana ed uniforme della circonferenza di circa 20 stadi, con intorno un bordo di cenere alto come un muro, […]. Nel mezzo essi videro un’altura dal colore cinereo come la superficie della pianura e, al di sopra dell’altura, una nube perpendicolare che saliva diritta per un’altezza di 200 piedi […] essi furono indotti a pensare che molte delle storie raccontate sull’Etna fossero mitiche, e, particolarmente, quelle che alcuni raccontano su Empedocle, cioè che egli fosse sceso nel cratere e avesse lasciato, come segno del fatto, uno dei sandali di ottone che aveva l’abitudine di portare: esso, infatti, sarebbe stato trovato poco lontano dal bordo del cratere, come fosse stato rigettato dalla forza del fuoco».
Altre prove dell’esistenza della città di Etna
Diverse cronache ritrovate dagli storici raccontano di una città in cui si faceva tappa prima della grande scalata al vulcano. Lì si prendevano viveri e mezzi per la salita e si facevano riti e preghiere agli dei. Non solo al dio Vulcano, ma anche ad Afrodite. L’imperatore romano Marco Aurelio in persona offrì sacrifici alla dea nel “tempio alloggiato presso la città di Etna”. E altre citazioni del II secolo avanti Cristo fanno riferimento a questa località, Etna, come base di partenza verso il vulcano dallo stesso nome. A quanto pare anche Platone tentò la scalata al vulcano, partendo dalla città di Etna e offrendo sacrifici per la buona riuscita della missione.
La città di Etna … oggi
Oggi questa fantomatica città non esiste più. Almeno sulla carta. Forse qualche antico ritrovamento dalle parti di Motta Santa Anastasia potrà collegare direttamente il sito a questo nome, ma attualmente il nome Etna riguarda soltanto il vulcano.
Eppure, forse oggi più che mai la città di Etna esiste. Ed è addirittura una metropoli!
Infatti, se la grande Catania si riconosce nel nome “capitale etnea”, la infinita quantità di comuni che la circondano formando una immensa area metropolitana va ad abbracciare l’intero corpo del vulcano. Senza sosta, dove termina un paese ne inizia un altro. E questa incredibile distesa di ambienti urbanizzati forma, di fatto, “l’abitato etneo”… una gigantesca metropoli che si riconosce nell’Etna! Non importa da dove vengano gli abitanti … potranno essere catanesi, cittadini di Acireale, di Giarre o di Zafferana, ma anche di Bronte o Randazzo. Tutti si sentiranno in egual misura “gente dell’Etna”. (FOTO DI G.MUSUMECI)