Ci sono uomini che nascono per diventare eroi … e quando lo diventano, poi, riescono a non montarsi la testa e a restare le persone semplici e genuine che sono sempre state. Li chiamiamo “angeli nascosti”, li chiamiamo “misteriosi Clark Kent”… a Catania, li chiamiamo come lui: Saro “Ruspa”. Saro, cioè Rosario, non si chiamava davvero “ruspa”. Quella parola indicava il mezzo del suo lavoro che lui sapeva manovrare con competenza e attenzione. Ma proprio grazie a quel mezzo sarebbe diventato per tutti un eroe.
Come Rosario Di Carlo divenne “il supereroe Saro Ruspa”
Rosario Di Carlo era un operaio di Biancavilla, con una lunga esperienza di lavoro anche da emigrato: aveva trascorso anni in Germania, acquisendo quella esperienza del mezzo che gli aveva permesso, negli anni Ottanta, di rientrare in Sicilia. La sua esperienza era stata messa a servizio del neonato Parco dell’Etna, e la sua “ruspa”, la grande motopala che manovrava, veniva utilizzata per spianare il terreno, spostare massi, ripulire terreni. A volte capitava, anche, di dover creare barriere di roccia per frenare i flussi lavici, quando – raramente – minacciavano le opere umane. E Saro aveva fatto pure quello.
Nel 1992, però, venne chiamato a un compito unico e pericolosissimo. L’eruzione laterale, fuoriuscita a bassa quota, che da mesi riversava fiumi di lava nella desertica Valle del Bove, sembrava non voler finire mai. E la lava aveva superato i confini del deserto di roccia, puntando verso valle. Verso i paesi. Ci voleva un maestro della motopala. Ci voleva Saro Di Carlo. E lui disse “Va bene”. Anche se questo significava rischiare la vita … e non solo per colpa del vulcano.
La missione impossibile di Saro Ruspa
A raccontare quella missione incredibile del 1992 fu un articolo dello scrittore Pino Aprile, pubblicato molti anni dopo (2015) sul sito “Terroni” e riportato dal blog IL VULCANICO.
“… L’eruzione durava ormai da un anno e mezzo; la lava era scesa da quota 2.150 metri ad appena 1.100 e stava per superare il ciglio che la separava dall’abitato di Zafferana Etna, ad appena 500 metri di distanza, ormai. Il paese pareva condannato” scrive Aprile e aggiunge “Il 13 maggio, Saro entrò nella Valle del Bove: nessuno lo aveva mai fatto. Secoli e secoli di colate offrono un paesaggio lunare, con rocce taglienti come rasoi, dure come acciaio. Il piano era: creare un tracciato sino ad arrivare appena sotto la colata; e lì cercare di tappare il tunnel, mentre gli elicotteri della Protezione civile lo bombardavano, più a monte. (…)A ogni metro, Saro rischiava di ribaltarsi con il suo mezzo, mentre gli elicotteri gli volteggiavano sulla testa: due giorni, per fare 8 chilometri. Fuse il motore; gliene mandarono un altro da Torino, che gli fu calato da un elicottero. Un masso centrò la ruspa e ruppe un cingolo; ma Saro riuscì a portare a termine il suo lavoro: la bocca del tunnel fu ostruita, mentre l’esplosivo lo spaccava più in alto; la lava sgorgò in altra, inoffensiva direzione. Saro aveva salvato Zafferana, migliaia di abitanti, alberghi, ristoranti, coltivi. La montagna aveva perso”.
Per quel lavoro eroico, Saro Ruspa ricevette dal Presidente della Repubblica il titolo di Cavaliere, per il coraggio dimostrato e i risultati ottenuti. Il signor Di Carlo è morto nel 2010 all’età di 71 anni.
Una targa, una piazza e un sentiero
Oggi, a ricordare questo “super eroe” dell’Etna esistono libri, fotografie, conferenze ed eventi. Ma soprattutto esistono una targa a ricordo all’ingresso del sentiero Pietracannone e un itinerario. Sulla targa si legge: «Rosario Di Carlo / noto a tutti come “Saro Ruspa”, / lascia una traccia indelebile nella storia dell’Etna, / la sua impresa è stata determinante nella riuscita / “dell’Operazione tappo”. / In memoria perenne la famiglia pose».
E lo stesso sentiero, un tempo denominato appunto Pietracannone, oggi porta invece il nome di Sentiero Saro Ruspa ed è un itinerario escursionistico che porta al cuore della deserta Valle del Bove.
La città di Biancavilla ha dedicato al proprio eroico concittadino uno spiazzo che si apre lungo Via della Montagna, divenuto così Piazzale Rosario Di Carlo. (LE FOTO SONO A CURA DI: Canva.com AI Pictures e Biancavillaoggi.it )