Qualche paese pedemontano gli ha dedicato perfino una strada (Zafferana Etnea, ad esempio), i ricercatori di oggi gli sono profondamente grati. Chi è? Patrick Brydone, l’uomo che “scoprì” l’Etna. O meglio uno dei primi a far scoprire questo vulcano, inteso proprio come fonte di studi geologici e naturalistici, al mondo. Il mondo sapeva già che esisteva questa montagna incredibile, al centro del Mediterraneo. L’avevano descritta poeti, viaggiatori, letterati e anche scienziati della prima ora. Quale fu allora il grande merito di Brydone?
Uno scozzese viaggiatore
Patrick Brydone nacque in Scozia, a Coldingham, nel 1736. Figlio di un reverendo protestante, studiò fino ai 19 anni per poi arruolarsi nell’esercito. Da militare partecipò a diverse azioni di guerra e a diverse spedizioni, cosa che lo rese molto pratico di viaggi e mappature. Grazie all’esperienza così maturata, una volta lasciato l’esercito lavorò come “accompagnatore turistico” stabilendo la propria residenza Losanna, in Svizzera.
Da lì si spostava continuamente verso Spagna, Francia, Irlanda, Portogallo, Italia. In Italia esplorò le Alpi e rimase a Napoli alcuni mesi, affascinato dall’attività del Vesuvio – in quel periodo abbastanza vivace. Dopo una spedizione a Malta, rientrando si fermò in Sicilia dove rimase molto colpito dall’Etna e dall’eleganza della città di Messina.
Nel 1783 smise di viaggiare, sposò una donna inglese e tornò insieme a lei in Gran Bretagna, dove morì nel 1818.
Brydone e l’Etna
Descrive con cura il rapporto tra Brydone e l’Etna il lavoro di Antonio Patanè – I viaggi della neve. Raccolta, commercio e consumo della neve dell’Etna nei secoli XVII-XX. Si legge qui infatti: “Giunto a Catania da Messina e deciso a visitare l’impareggiabile monte Etna, fece tappa a Nicolosi, dove ebbe modo di osservare la solerte attività legata alla raccolta, lo stoccaggio e al commercio della neve.”
Inizialmente affascinato da questa attività e dalla delizia dei “gelati” che ebbe modo di assaggiare in quei giorni, Brydone approfondì lo studio del vulcano seguendo i sentieri che allora consentivano la sua esplorazione. Fu il primo a creare una vera e propria mappa dei sentieri dell’Etna, diffondendola poi in tutta Europa. Grazie al suo lavoro, infatti, i visitatori che arrivarono in Sicilia dopo di lui riuscirono finalmente a visitare la grande montagna senza perdersi sul territorio. Si può proprio dire che Brydone fu l’apripista del trekking etneo!
Il Grand Tour scopre l’Etna
Grazie alle mappe tracciate da Patrick Brydone, i viaggiatori del Grand Tour (la moda del viaggio educativo che si diffuse in tutta Europa tra il XVIII e il XIX secolo, specie tra i giovani di famiglie benestanti) cominciarono a includere nelle loro tappe anche la Sicilia orientale. Di norma, questi viaggi comprendevano l’Italia ma solo nelle sue città storiche maggiori, per poi passare direttamente in Grecia. Da Brydone in poi, la tappa siciliana divenne quasi un obbligo.
Brydone permise al mondo di scoprire l’Etna e, con essa, le città di Nicolosi, Acireale, Catania, Siracusa. E ovviamente anche la cultura, le tradizioni e i prodotti gastronomici del posto. Non stupisce che proprio in quel periodo la moda del “gelato” si diffonde in tutto il continente, trasformandosi poi in Francia in quella specialità unica che tutti noi oggi conosciamo.