L’Etna, per la gente di qua, è donna. E’ femmina e madre. Una madre severa, che pretende sempre sacrifici, ma che sa ripagare con generosità al momento giusto. Chi nasce sotto questo vulcano, chi cresce qui … ma anche chi ha scelto di viverci … ne assume il carattere e la forza. E per questo le donne dell’Etna, le ragazze che hanno l’energia di questa montagna nel DNA, sono eccezionali.
In passato, proprio le donne dell’Etna hanno dovuto sostenere i mariti contadini durante i difficili momenti della lotta contro la natura. Forti come la roccia di lava ma generose come la terra vulcanica, hanno fatto da pilastro in ogni situazione. Anche in quelle estreme quando, a volte, bisognava ricostruire una casa distrutta dal terremoto o dall’eruzione. Le discendenti di queste donne sono ancora pilastri insostituibili di questi paesaggi e di questa cultura etnea. Nel giorno che celebra tutte le donne, vogliamo descriverne alcune.
La maestra dei carretti
Nerina Chiarenza nasce ad Acireale nel 1934, figlia di un costruttore di carretti siciliani, all’epoca ancora molto usati soprattutto tra i piccoli commercianti e la gente di campagna. Cresce ammirando il lavoro del padre e del fratello maggiore, scultore delle decorazioni dei carretti stessi. Un po’ per gioco inizia ad aiutarli, forgiando le ruote insieme al padre, dipingendo le sculture del fratello. Si sposa giovanissima, a 15 anni, e come molte donne del tempo si dedica alla casa e alla famiglia. La pittura delle immagini dei carretti rimane per lei solo un passatempo.
Ma grazie alla passione, la sua tecnica migliora sempre più. E, una volta divenuta anziana e con la famiglia ormai indipendente, può dedicarsi alla pittura dei carretti siciliani a tempo pieno. Il suo nome diventa mito, viene cercata e richiesta da scenografi teatrali, registi, opere dei pupi. Ovviamente i carretti dipinti da lei diventano rari pezzi da museo. Nel 2013 la signora Chiarenza e il suo lavoro diventano “patrimonio immateriale della Sicilia” con riconoscimento ufficiale della Regione Siciliana.
Donne dell’Etna e del buon vino
La signora Chiarenza vive e lavora ancora oggi ad Aci Sant’Antonio, a pochi chilometri dall’Etna. Molto più vicine al vulcano sono invece Emma e Francesca Grasso, due giovanissime sorelle gemelle di Biancavilla. Siamo letteralmente aggrappati sul fianco occidentale dell’Etna, dove la lava antica e la sabbia vulcanica hanno creato un terreno ricco e generoso, qui prevalentemente coltivato a vigneti. Il vigneto di famiglia è l’eredità che le due gemelle Grasso hanno portato avanti, sperimentando e proiettando nel futuro tecniche del passato ancora validissime.
La loro produzione si chiama “Cucchie d’Oro” (in siciliano “la cucchia” è il gemello) e mescola sapientemente vitigni indigeni etnei con innesti provenienti dal Piemonte. Il risultato è un vino di eccellenza che nel 2020 è stato premiato al prestigioso Concorso Internazionale del Vino di Lione, in Francia. La loro azienda, Podere dell’Etna Segreta, non si ferma però solo al vino. Le due sorelle, vere donne etnee, hanno letteralmente “inventato” liquori, birre e anche nuove colture di ortaggi e frutta. Perché, esattamente come la loro “montagna madre”, le ragazze dell’Etna amano cambiare e così si affermano nel tempo sempre più.
L’arte raffinata delle donne dell’Etna
Restando sempre sul fianco occidentale del vulcano, possiamo addentrarci tra i campi di pistacchio di Bronte e, superato il paese, raggiungere una immensa distesa di lava: Piano dei Grilli. Se non conoscevate questo luogo, imparerete ad amarlo attraverso le fotografie di Marisa Liotta – Maria,
per il mondo del web! Basta passare poche ore insieme a lei per capire la forza immensa che emana da questa donna esile e in apparenza fragile.
Nulla di più sbagliato. Maria Liotta è una forza della natura e come tale si sente attratta dalla sua “gemella”, quella montagna irrequieta che lei fotografa da sempre. La “vulcanessa” sembra mettersi in posa apposta per lei, che sa catturarne con un solo clic lo spirito potente e la altrettanto potente bellezza. Con Maria si cammina in mezzo alla roccia, ci si distende tra le piante grasse per ottenere la miglior visuale per lo scatto perfetto. Perché lei con il vulcano parla, come con un’amica. E l’Etna, docile, molto spesso le obbedisce!
L’arte di Eleonora Greci è molto diversa. Nella sua casa di Milo, questa artista della ceramica crea oggetti dai colori e dai disegni unici, rivoluzionari e bellissimi. Eleonora, pur essendo siciliana, è cresciuta lontano dall’Etna, nel nord Italia. Ma quando è tornata in Sicilia e ha scelto il vulcano come casa sua ha scoperto di avere nelle vene quel favoloso DNA che la rende più che mai “una donna dell’Etna”. Ammirando le sue opere si percepiscono pienamente il profumo dei boschi, i colori estivi del vulcano, la sua forza distruttrice e allo stesso tempo vitale. Perché anche da una ceramica rotta si può ricavare un oggetto del tutto nuovo, legato con un filo d’oro che lo rende prezioso.
Il vulcano donna
Ci sono molte altre donne dell’Etna che bisognerebbe conoscere, ma non basterebbero mille pagine per descriverle. Sono protagoniste di questo vulcano anche le guide turistiche, le ristoratrici che gestiscono locali di alta quota, le commercianti che rendono vive località come Piano Provenzana o Rifugio Sapienza. Le donne che fanno il buon miele di Zafferana, le ricercatrici scientifiche dell’INGV che monitorano ogni movimento, ogni “respiro” dell’Etna. E ne hanno confidenza, perché questo è un “vulcano donna”, la dea più bella del mondo.