Il 29 ottobre 2022 una buona fetta di paesi del versante orientale dell’Etna ricorderà i vent’anni di un evento che pochi altri, in Italia, ricorderanno. Quello stesso giorno, nel 2002, infatti, un grave sisma colpì i comuni di Acireale, Giarre, Zafferana Etnea e Santa Venerina causando notevoli danni, qualche ferito e diversi senzatetto. Il tutto passò sotto silenzio perchè appena due giorni dopo, un terremoto meno violento ma più cruento colpì il Molise, causando pochi crolli ma la morte, in una scuola, di 25 bambini. La commozione popolare per quel dramma immenso, cancellò l’attenzione dal sisma siciliano, che in termini di danni fu invece molto più grave. Molto probabilmente, il ricordo del “terremoto di Santa Venerina” sarà oscurato anche nel suo ventennale. Noi però non possiamo dimenticarlo.
Il terremoto del 2002 e la “eruzione perfetta”
Il terremoto cosiddetto “di Santa Venerina” (dal nome del comune che subì i danni maggiori) fu l’antefatto di una delle eruzioni più terribili e spettacolari dell’Etna. Una eruzione talmente completa da essere definita “l’eruzione perfetta”.
Tra il 26 e il 28 ottobre del 2002, una serie di sciami sismici interessò i fianchi meridionale e settentrionale dell’Etna. Il vulcano si stava “muovendo” ma non era chiaro verso quale direzione. Quando, il 27 ottobre, si aprirono una serie di fratture sopra Piano Provenzana (lato nord della montagna) sembrò chiaro che il grande accumulo di magma avesse trovato sfogo con una eruzione laterale. L’eruzione era lontana dai paesi, ma distrusse ugualmente alcune strutture turistiche situate intorno alle più famose piste da sci di Sicilia.
L’evento sismico della mattina del 29 ottobre, dunque, arrivò quasi inaspettato. Un forte movimento sismico, valutato 4.4 della scala Richter deformò le faglie orientali del vulcano, causando crolli e fratture nella fascia abitata che va da Acireale a Giarre, passando per Santa Venerina e Zafferana. Il terremoto era strettamente collegato all’eruzione e al movimento del magma in uscita, ma colse la gente impreparata. Crollarono diverse abitazioni antiche, mentre le più moderne resistettero ma riportarono danni notevoli. Il racconto della “eruzione perfetta” viene riportato da numerosi organi di stampa con cura dei dettagli (il video più affascinante è QUESTO a cura dell’INGV). Noi qui vorremmo solo parlare e ricordare il terremoto.
I danni del terremoto e la reazione della gente
I danni del terremoto del 2002 furono notevoli e comportarono la distruzione quasi totale di un quartiere di Santa Venerina, la contrada Bongiardo, diversi crolli nelle frazioni di Acireale (Guardia-Mangano e San Giovanni Bosco) e molte abitazioni lesionate, sebbene non crollate, tra Giarre e Zafferana Etnea.
La scossa più forte del sisma si registrò nella tarda mattinata del 29 ottobre, mentre altre repliche si ebbero verso le 18 e verso le 19. Proprio per l’essersi verificato di giorno, non si registrarono gravi feriti né morti. Ma è anche vero che le persone reagirono in modo lodevole al primo disagio. I soccorsi, ad esempio a molti anziani rimasti intrappolati nelle loro vecchie case di campagna, vennero dagli stessi abitanti e vicini di casa, sul momento.
Da ricordare la lungimiranza della preside di una scuola del comune di Giarre che ebbe la prontezza di far uscire i bambini dopo le prime scosse “di avvertimento”, evitando una strage. Durante le repliche più forti, infatti, crollò il tetto di un’aula. In seguito al sisma, rimasero senza un tetto 1400 persone. L’intera provincia di Catania venne esentata dal pagamento delle tasse per diversi anni a seguire, per consentire la ricostruzione degli abitati.
Vent’anni dopo …
Quest’anno si celebra il ventennale del ricordo di questo terremoto. Molte case sono state ricostruite, o abbattute, o restaurate. I proprietari sono potuti rientrare nelle loro abitazioni dopo anni trascorsi in affitto o ospiti da parenti. Purtroppo alcuni danni sono ancora oggi ben visibili, uno su tutti il muro che costeggia la Statale 114 all’altezza di San Giovanni Bosco, che ancora oggi “pende” verso il campo sottostante!
La faglia è rimasta quieta, in questi vent’anni. In compenso altri movimenti sismici hanno causato altri danni altrove, come il terremoto del 2018 che ha colpito il fianco sud del vulcano. Intanto i vulcanologi, usando i mezzi di informazione moderni e i social, hanno istruito la popolazione su come comportarsi durante un terremoto. E molte delle loro indicazioni – ad esempio, su come costruire in zone e modalità antisismiche – sono state rispettate.
Il ricordo di questo triste evento deve ricordarci sempre in quale ambiente viviamo, deve ricordarci che la nostra terra è “ballerina” e che sebbene sia molto generosa con noi pretende rispetto. E il rispetto implica un modo onesto e corretto di inserire noi stessi in questa natura forte e ribelle, seguendo i consigli di chi ne sa più di noi. (foto di GRAZIA MUSUMECI)