Era il 2009 quando uno studio condotto dalla Facoltà di Geologia dell’Università di Catania, partito quasi per caso, osservò qualcosa di strano al largo del porto di Riposto. Una costa molto profonda, improvvisamente “tornava verso la superficie” con una forma compatta, tipica di una collina o di una montagna, per poi sprofondare nuovamente.
Un cono, insomma, un vulcano vero e proprio che si trova da sempre di fronte alle spiagge dove i bambini fanno il bagno in estate. I giornali hanno subito rilanciato la notizia, creando anche un panico diffuso ed eccessivo. Nel corso degli anni, periodicamente, questa notizia torna a galla e viene comunicata come “recente”. Ma non lo è affatto. E forse non è neanche una notizia vera, ma una … favola!
Esiste un vulcano al largo di Riposto?
Esiste davvero un vulcano al largo di Riposto? La domanda è lecita perchè, non lontano da qui, si è scaricata migliaia di anni fa la mega frana dovuta al collasso di Valle del Bove, portando un fiume di detriti fino al mare. Dunque è normale che la costa profonda di Riposto presenti dei cumuli di materiale roccioso di tipo vulcanico. Non saranno, appunto, solo detriti e non una “nuova montagna” come dichiarato nel 2009?
Il vulcano individuato al largo di Riposto era “un cono con una caldera, una depressione formatasi a seguito della demolizione di un grande apparato vulcanico – che somiglia alla Valle del Bove.” dichiaravano gli studiosi “Più a sud, invece, abbiamo individuato una cupola allungata in direzione Est-Ovest, la cui propaggine occidentale si trova in corrispondenza di Capo Mulini, Acitrezza e Acicastello. Questa appare come il prodotto della risalita del magma dal mantello sottostante, che ha dato origine ai numerosi dicchi e alle manifestazioni vulcaniche che si possono osservare lungo la riviera acese”.
I video ripresi dai sub mostravano effettivamente qualcosa di molto simile a quanto dichiarato dagli studiosi. L’Istituto di Geofisica e Vulcanologia ha eseguito ulteriori ricerche nel corso dei cinque anni successivi, considerando quindi seriamente quella scoperta. Ma le conclusioni sono state diverse.
Mistero o leggenda?
“L’unico elemento a favore della tesi è la presenza di rocce di origine vulcanica nella secca
di Riposto” dichiara lo INGV nel 2014 “Dire però che quanto osservato appartenga ad un apparato vulcanico distinto da quello etneo ne corre” . Dunque si tratterebbe di materiali appartenuti ad un vulcano, ma non di un vulcano nuovo di zecca, né un vulcano vero e proprio in attesa di entrare in attività. Forse si tratta di materiali che risalgono a una antichissima attività dello stesso Etna, quando ancora era sommerso. Oppure si tratta di residui portati lì da movimenti sismici o da altri cambiamenti avvenuti nel corso dei secoli.
Sta di fatto che dal 2014 a oggi sono stati condotti molti altri studi sui fondali marini in quella zona e non è emerso nessun elemento che possa far credere che esista un vulcano sommerso in quel punto della costa. Diciamo quindi che “il vulcano di Riposto” rimane una simpatica leggenda, un modo per emozionare i turisti che affollano le spiagge di Fondachello e Sant’Anna di Mascali nei mesi estivi. Una leggenda che probabilmente, di tanto in tanto, tornerà alla ribalta facendo vendere copie di giornali … ma nulla più di questo. Folklore.
Ma i vulcani sommersi esistono
Tolto il dubbio su questo “vulcano fiabesco”, rimane una certezza. Tutto intorno alla Sicilia, vulcani sommersi veri ce ne sono, e anche parecchi. Finora se ne contano poco meno di una ventina tra quelli giganteschi del Tirreno (Marsili, Vavilov, Magnaghi, Palinuro, Glauco, Eolo, Sisifo Enarete) e quelli di recente scoperti al largo della costa agrigentina (Actea, Climene, Nesea, Doride, Ianeira, Ianassa) che si aggiungono all’Isola Ferdinandea, al largo di Marsala, e ad alcune parti sommerse delle isole Eolie solo in apparenza “quiete”. Dunque le sorprese possono arrivare in ogni momento e da ogni punto cardinale. Ma a quanto pare, sulla riviera jonica, si può ancora continuare a prendere il sole in spiaggia senza panico.