La seconda domenica di maggio, un po’ ovunque nel mondo, si celebra la Festa della Mamma. E di solito la mamma è vista come una figura amorevole, dolce, gentile, carina. Come è possibile che tutte queste tenere qualità si applichino … a un vulcano attivo? Eppure è così. Per la gente di Catania e dintorni, il vulcano Etna è una figura femminile, non maschile. Anche se la parola si declina al maschile, l’Etna è una “lei”… ma una lei importante per la vita di tutti: una mamma, appunto.
Perché l’Etna è femmina
L’Etna è una grande montagna solitaria che si innalza per oltre 3000 metri in uno spazio gigantesco. La pianura intorno non esisteva prima di lei, e da lei è stata formata. Le montagne più prossime sono i Peloritani, che insieme ai Nebrodi e a parte degli Erei formano una corona alle sue spalle.
Essendo una “montagna”, parola italiana al femminile, l’Etna viene spesso indicata come “lei”. La gente del posto la chiama proprio così, la montagna, mai “il vulcano” o “l’Etna”. Quindi viene automatico trasformare tutte le parole che la riguardano al femminile. Nonostante gli antichi miti e le leggende che vogliono il vulcano sede di un dio maschio e identificato con un potere maschile, oggi l’Etna è femmina più che mai. O, se volete, è un trans gender: sia montagna che vulcano, sia lei che lui!
Perché l’Etna è “mamma”
Un vulcano così alto ha costruito la propria stazza su metri e metri di lava e lapilli. Quindi la sua stessa esistenza è sinonimo di calamità naturali e distruzione. Ma avendo raggiunto questa altezza è anche un territorio ricco e completo.
Il suolo dell’Etna, formato da terreno lavico e argilloso, è ricco di nutrimenti per le piante e dunque regala frutti spontanei per l’agricoltura. I suoi tunnel lavici favoriscono la formazione di falde acquifere sotterranee, che si alimentano con le nevi sulla cima. Dunque l’Etna fornisce anche acqua. I suoi boschi sono fonte di legname e concimi. Con la roccia lavica si costruiscono strade e case. Infine, grazie al suo corpo immenso, l’Etna spezza anche i venti violenti limitando i danni di tempeste e cicloni.
La gente dell’Etna sa bene che il vulcano è distruttore, ma sa anche che la montagna è generosa e nutre i suoi figli. Come una madre. Per questo viene considerata e chiamata “Mamma Etna”. La mamma è sempre colei che ti coccola, ma è anche la persona che all’occorrenza sgrida e punisce. Per questo le persone qui non hanno paura di Mamma Etna, nemmeno quando è furiosa.
Come celebrare la mamma… e l’Etna
Se la seconda domenica di maggio vorrete celebrare la vostra mamma potrete farlo andando a visitare alcuni dei luoghi più belli di “Mamma Etna”. Il borgo di Sant’Alfio, per esempio, nei giorni della festa dei propri santi, quando si colora di luci e di fiori. La piazza panoramica di Milo potrebbe essere un’altra bella idea. O ancora, le ottime granite di Pedara e di Belpasso gustate insieme in un bel locale con vista sui crateri.
Fate un bel picnic con la vostra mamma all’ombra delle querce di Bosco Cerrita (Etna Nord), o sotto i rami accoglienti dell’Ilice di Carrinu (Etna Est) o della Trofa del Campiere (sentiero dei Parrini, Etna Nord). In alternativa, potete passeggiare con lei per i sentieri della pineta Ragabo, sempre sul versante nord, o andare alla scoperta delle gurne dell’Alcantara, vicino Castiglione, o ancora delle Favare di Maletto.
Un’altra bella esperienza potrebbe essere quella di fare una scampagnata tra le alte ginestre di Piano dei Grilli (Etna Ovest). Se infine siete tanto fortunati da avere mamme avventurose, regalate loro una visita ai crateri sommitali, con funivia o con trekking organizzati.
(foto Grazia Musumeci)