Il territorio etneo, nel mese di febbraio, si accende di luci e colori con due dei carnevali più belli di Sicilia: Acireale e Misterbianco. Diversi per storia e tipologia, tuttavia entrambi esprimono il miglior divertimento tramite costumi, travestimenti e maschere artistiche. Se vi trovate in provincia di Catania nella settimana di carnevale, non mancate di scoprire uno di questi spettacoli per capire anche il significato di altre maschere molto diffuse in quest’area: le maschere di lava.
Il Carnevale Etneo
Il carnevale di Acireale è sicuramente tra i più antichi. Risalirebbe, infatti, ai tempi dei Romani sebbene la formula attuale derivi da antiche tradizioni spagnole portate fin qui dagli Aragonesi, nel XVI secolo. La tradizione spagnola si è unita alla ben più antica arte della lavorazione della cartapesta, producendo una festa in cui le enormi maschere di cartapesta formano carri allegorici unici e spettacolari. Oggi, inoltre, i movimenti computerizzati e gli effetti luminosi rendono il tutto ancora di più un capolavoro.
Il carnevale di Misterbianco si è imposto molto dopo. Pur avendo anche esso tradizioni antiche, è tornato alla ribalta a metà del XX secolo e oggi è, con merito, uno dei più belli di Sicilia. Qui le maschere sono parte di un travestimento (“i più bei costumi di Sicilia“) ed esaltano un abito, un insieme di forme, vestiti che sembrano carri allegorici e imitano quelli delle Scuole di Samba di Rio.
Anche il paese di Paternò ha un suo carnevale storico, che comunque stenta a imporsi in tempi odierni ma che prevede, anche qui, la costruzione di bellissime maschere di cartapesta. Sia a Paternò che ad Acireale, poi, le maschere si creano pure con i fiori.
I mascheroni di lava
La maschera è l’anima del carnevale sempre, ovunque nel mondo. Ma qui, nel territorio etneo, sembra derivare da una più antica arte legata alla superstizione medievale. I mascheroni. Quelli che gli inglesi chiamano “gargoyls” e che compaiono solo nei castelli, in Sicilia – e nel catanese in particolare – vengono posti sulle facciate, sui portoni di ingresso, sotto i tetti o i balconi.
Hanno diverse funzioni: possono essere grondaie, architravi, reggimensole o soltanto elementi decorativi. Sono maschere scolpite nella lava, con espressioni mostruose, lineamenti spaventosi. Servivano, in passato, a “tener lontano il malocchio” o soltanto a spaventare ladri e nemici. Nella provincia di Catania non è raro trovare i mascheroni anche nelle chiese … in quell’eterno mescolamento di sacro e profano.
L’arte delle maschere sull’Etna
L’arte di creare maschere con i materiali vulcanici non è rara, ai piedi dell’Etna. Resta famoso in tutto il mondo (con opere esposte anche al Louvre) l’artista Barbaro Messina, di Paternò. Ma si possono ammirare opere strabilianti anche a Zafferana Etnea, in un terreno in apparenza abbandonato, disseminato di mascheroni di lava e altre bellissime sculture – sulla strada che dall’Etna scende verso Catania, attraversando il paese.
Molti turisti hanno visto gli scultori al lavoro anche durante le loro gite al Rifugio Sapienza, dove, intorno ai coni spenti dei Silvestri, spesso stazionano due abili artisti che creano forme nella lava sotto gli occhi e i flash delle loro macchine fotografiche.
Ma il miglior scultore di maschere di lava rimane lui, il vulcano. L’Etna. Basta andare a Sciara del Follone, sul fianco nord della montagna, per trovare quell’opera d’arte incredibile che è Monte dei Morti (foto qui a lato). Si tratta in realtà di antiche formazioni di lava a corde che, solidificandosi, hanno assunto forme che ricordano decine di cadaveri ammonticchiati. Un capolavoro della natura che non ha eguali.
(foto di Grazia Musumeci e – per l’immagine del Monte dei Morti – dal web, wikipedia)