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Esistono luoghi che più di altri sono esposti agli eventi naturali. E quando “l’evento naturale” è un vulcano, capita che quei luoghi siano campi, villaggi o addirittura città. L’Etna è un vulcano gigantesco e antico e da sempre l’uomo tende a colonizzarlo perché i vantaggi sono sempre più degli svantaggi. Così anche chi vede il proprio campo “mangiato” dalla lava due o tre volte, tornerà ancora e ancora a dissodare e coltivare quelle aree. Chi ha vissuto da vicino l’eruzione del 1910 sa questo molto bene. E anche se oggi quell’evento in particolare sembra dimenticato, non lo è del tutto.

Come iniziò l’eruzione

Grazie ai dati sempre precisi del blog IL VULCANICO, possiamo raccontarvi anche ciò che oggi non c’è più. L’eruzione del 1910 iniziò il 23 marzo, con una serie di scosse sismiche e con alcune fratture che si aprirono in alta quota – tra il Cratere Centrale e la Montagnola lasciando intendere che un evento di grosse dimensioni stava per verificarsi.

Nell’arco di 24 ore, la frattura si estese verso valle raggiungendo quota 2000 metri e emettendo da lì fiumi di lava che si diressero velocemente verso sud. Il fuoco puntava quasi senza scampo verso gli abitati di Nicolosi e di Belpasso, in particolare verso il borgo di Borrello.

Evoluzione dell’eruzione

La lava scendeva verso valle a una velocità notevole, ma non tale da intrappolare la gente. La popolazione infatti ebbe comunque il tempo di recuperare le proprie cose e abbandonare fattorie e villaggi, trovando rifugio tra Nicolosi e Catania. Tra il 5 e il 7 aprile il fiume lavico sembrò rallentare e indebolirsi.

Una nuova improvvisa spinta si ebbe alcuni giorni dopo, quando la lava si divise in due bracci diversi che proseguirono il cammino verso Belpasso con velocità minori ma comunque abbastanza sostenute. Infine, il 18 aprile, ad appena 1 km dall’abitato di Borrello di Belpasso, la lava si fermò cominciando a raffreddarsi. La zona è identificata come Contrada Cisterna della Regina.

 

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Belpasso

Visitare i luoghi dell’eruzione

Come detto, alcuni luoghi sono più esposti di altri agli eventi naturali. E il territorio di Belpasso ha dovuto fare i conti con altre colate laviche, nel XX secolo. Le lave successive, tra il 1983 e il 1985, hanno coperto e cancellato quasi tutti i segni evidenti della eruzione del 1910, quindi oggi una escursione ai luoghi di questa eruzione si limita a poche tappe.

I crateri dai quali è nata l’eruzione, allora battezzati Monte Recupero e Monti Riccò in onore di due esponenti di storia geologica e naturale dei secoli passati (il geologo sacerdote Giuseppe Recupero e lo studioso Annibale Riccò) sono totalmente sommersi da metri di roccia più recente e non più visibili. Ma si può visitare la contrada Cisterna della Regina, che deve il suo nome a Eleonora d’Angiò che qui possedeva una villa nel XIV secolo. Non troverete un pozzo, ma un piccolo altare dedicato alla Madonna a ricordo dello scampato pericolo di altre eruzioni risalenti al XVII secolo!

Sempre dedicato a Maria è il santuario di recente costruzione che sorge tra le rocce laviche di Borrello. Dove un tempo si trovavano campi e fattorie, oggi esiste una cava di pietra e qui, tra il 1986 e il 1988, un giovane del posto, Rosario Toscano, dichiarò di vedere e sentire la Vergine Maria. In ricordo di quegli eventi fu innalzata una chiesa intitolata alla Madonna della Roccia-Regina della Pace.
Se gli itinerari religiosi non fanno per voi, potrete comunque spostarvi a qualche chilometro dal luogo dell’eruzione del 1910 e andare a visitare la deliziosa Belpasso. Dal corso principale si gode una delle più belle vedute dei crateri sommitali dell’Etna (FOTO DI GRAZIA MUSUMECI)


Autore: Grazia Musumeci