L’Etna è parte del patrimonio mondiale UNESCO, ovvero è uno dei tesori naturali da proteggere per sempre, consegnati all’umanità come meraviglia assoluta. La cosa strana non è che lo sia ormai da dieci anni, ma che si sia aspettato fino al 2013 prima di inserirlo. Ci si domanda: perché nessuno ci ha pensato prima? Raccontano i testimoni di quell’evento che all’annuncio “Etna patrimonio mondiale UNESCO” la sala di esperti internazionali si è alzata in piedi e ha applaudito per minuti. Come a dire: finalmente! Un grande traguardo, ottenuto da pochi coraggiosi amanti di questo vulcano.
Il Patrimonio Mondiale UNESCO
L’UNESCO (United Nations Educational Scientific Cultural Organization) è nata ufficialmente nell’immediato secondo dopoguerra, tra macerie e fumi di bombe, sentendo fortemente l’esigenza di ricostruire un mondo ferito, non solo in termini fisici ma anche etici e culturali. Lo scopo principale, infatti, è quello delle Nazioni Unite di preservare i diritti dell’uomo. Ma questo organismo persegue l’obiettivo attraverso la promozione di luoghi d’arte e di natura.
I criteri di selezione dei luoghi prevedono, per un Patrimonio Artistico:
• rappresentare un capolavoro del genio creativo umano,
• testimoniare un cambiamento considerevole culturale,
• apportare una testimonianza unica o eccezionale su una tradizione culturale o della civiltà,
• offrire un esempio eminente di un tipo di costruzione architettonica o del paesaggio o tecnologico illustrante uno dei periodi della storia umana,
• essere un esempio eminente dell’interazione umana con l’ambiente,
• essere direttamente associato ad avvenimenti legati a idee, credenze o opere artistiche e letterarie aventi un significato universale eccezionale .
Per la parte naturalistica:
• rappresentare dei fenomeni naturali o atmosfere di una bellezza naturale e di una importanza estetica eccezionale,
• essere uno degli esempi rappresentativi di grandi epoche storiche a testimonianza della vita o dei processi geologici,
• essere uno degli esempi eminenti dei processi ecologici e biologici in corso nell’evoluzione dell’ecosistema,
• contenere gli habitat naturali più rappresentativi e più importanti per la conservazione delle biodiversità, compresi gli spazi minacciati aventi un particolare valore universale eccezionale dal punto di vista della scienza e della conservazione.
L’Italia, insieme a Cina e Germania, è la nazione con più luoghi “patrimonio mondiale” in assoluto. Le meraviglie storico-artistiche del nostro Paese, insieme alle particolarità naturalistiche, lo rendono la mappa UNESCO con più “bandierine” al mondo. Ci sono intere città “patrimonio UNESCO”, in Italia, e anche fiumi e montagne. L’Etna però mancava … fino al 2013.
Come l’Etna è entrato nell’UNESCO
L’avventura dell’UNESCO è stata fortemente voluta dai dipendenti – geologi, giornalisti, amministrativi, botanici, storici, ma anche semplici segretari e tecnici – del Parco dell’Etna, ente istituito negli anni Ottanta allo scopo di proteggere l’ambiente unico di questo vulcano. A causa degli scarsi mezzi e del poco personale a disposizione, solo in venti potevano lavorare fisicamente a questo progetto. E in venti hanno di fatto portato avanti ricerche, relazioni, traduzioni, trascrizioni elaborando una tesi di alto livello che hanno poi sottoposto all’attenzione della commissione UNESCO.
La commissione è venuta più volte sull’Etna per verificare la validità degli elementi e ha potuto constatare l’ottimo lavoro svolto dai dipendenti. Nel 2013, all’unanimità, l’UNESCO ha inserito il nostro vulcano nelle sue liste di tesori mondiali, escludendo nomi di altri luoghi anche più famosi e spettacolari. Perché l’Etna, all’UNESCO, l’attendevano da anni!
Il vulcano si è meritato questo privilegio soprattutto per la sua “unicità geologica”, per il racchiudere in un unico posto tutte le tipologie di attività vulcanica del mondo e per la particolarità del suo territorio fisico.
Dieci anni di UNESCO
Nel giugno 2023 le celebrazioni di questo evento sono avvenute proprio alla sede del Parco dell’Etna, tra le pinete di Nicolosi. Celebrazioni un po’ in “sordina” perché riservate solo ai dipendenti e agli appassionati. I motivi di questa scelta sono tanti, soprattutto dettati dall’amarezza di non essere stati aiutati, in quel cammino importante, da istituzioni politiche e autorità.
E c’è anche il dispiacere di vedere il personale di allora diminuito ancora di più, oggi, e non sempre integrato. Come se il Parco, nella indifferenza generale, stesse lentamente perdendo quelle forze entusiaste che lo reggono e che lo hanno traghettato verso l’UNESCO. Chi rimane però è veramente innamorato del vulcano e continua a donare la propria opera con impegno e grande forza di volontà.
E i vantaggi, in questi dieci anni UNESCO, si sono visti. L’Etna non è solo un luogo turistico ma una zona di studi, di ricerca, di esplorazione nuova. Una vera enciclopedia aperta sulla storia del nostro pianeta, con tutta l’attenzione che merita da parte del mondo.