Se sopra i 1000 metri di altezza, l’Etna assume tutte le sembianze di un vero vulcano, con regioni intere di natura selvaggia e aspra, con crateri spenti o attivi e grotte laviche, scendendo di quota tutto cambia. Man mano che ci si immerge nei boschi del Parco dell’Etna diretti verso i paesi, è il lavoro dell’uomo quello che lascia tracce evidenti. Dunque un itinerario intorno al vulcano, sotto i 1000 metri, includerà quasi totalmente centri urbani, villaggi, campi coltivati e allevamenti. I quali mostrano come il materiale espulso dall’Etna diventa vita quotidiana per la popolazione. Sono tanti i paesi pedemontani che meritano di essere ammirati. Noi vi suggeriamo qui alcune tappe davvero imperdibili.
I vigneti di Etna Nord
Percorrendo il versante nord-orientale dell’Etna, ci si immerge in un paesaggio fatto di vigneti a perdita d’occhio. Tra Sant’Alfio, San Giovanni Montebello, Piedimonte, Linguaglossa, Solicchiata e Randazzo il suolo lavico del vulcano dà il meglio della propria produzione. Le vigne dell’Etna, e in particolare di Etna Nord, sono il paradiso di prelibatezze come il “rosso dell’Etna”, il “bianco dell’Etna” e diversi liquori di alta qualità. Vitigni come Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio, Mantellato, Minnella e Carricante sono autoctoni e prelibati e forniscono etichette di vino ormai famose nel mondo. Quasi ovunque è possibile fermarsi per una degustazione o per l’acquisto di bottiglie, in particolare nella zona di Solicchiata e Passopisciaro, vicino Linguaglossa.
Le “case di lava”
Dalla meravigliosa chiesa di Sant’Alfio – in pietra lavica e mattoni rossi – fino ai campanili spettacolari di Pedara, tutta la fascia pedemontana da est a sud è caratterizzata da costruzioni in pietra di lava. Scura, resistente, pesante, la roccia basaltica dell’Etna si presta a mille usi, specie nell’edilizia. In passato, sono state tante le case e le chiese costruite con questo materiale. Sono sicuramente da ammirare: le palazzine Liberty di Zafferana Etnea, il castello normanno di Aci Castello – sulla costa, le chiese di Belpasso (Maria Santissima Immacolata).
Ma anche le chiese di Trecastagni (San Nicola, Santi Martiri Alfio, Cirino e Filadelfo), di Pedara (Santa Caterina), di Nicolosi (Chiesa Madre, chiesa San Giuseppe). Tra Viagrande e Aci Bonaccorsi, sono decine i palazzi nobiliari, le ville e le semplici case rurali edificati in pietra lavica e spesso delimitati dai famosi muretti a secco. Meravigliosi edifici di lava si trovano anche su altri versanti della montagna (i castelli Ursino, a Catania, quelli di Paternò e Adrano, oppure a nord la chiesa di Santa Maria a Randazzo).
Palazzi e castelli tra Paternò e Randazzo
Percorrendo la fascia dell’Etna che gira da sud verso ovest, ci si muove tra antichi feudi medievali. Paternò e Adrano, ad esempio, che sfoggiano tutta la bellezza del vulcano nelle loro torri merlate e nelle strutture portanti delle chiese; i campanili e i palazzi principeschi di Bronte, gli edifici barocchi di Biancavilla. Deviando verso la costa, su Catania, sono maestosi esempi di “castelli di lava” il Castello Ursino ma anche il grandioso Monastero dei Benedettini. Alla fine del “giro da ovest” si ritorna a nord, a Randazzo: da ammirare, la Via degli Archi, la chiesa di Santa Maria e quelle di San Martino e San Nicola oltre al Municipio e alle bifore di Palazzo Clarentano.
Le “piramidi”
Per molti anni hanno fatto discutere delle anomale costruzioni che si intravedono, qua e là, per le campagne etnee. Le cosiddette “piramidi”. La forma è molto simile alle piramidi quadrate messicane, ma non hanno nulla di storico né di misterioso. Sono solo colline artificiali create dai contadini nel XIX secolo dopo aver dissodato i campi. Riutilizzando i sassi tolti dal terreno hanno creato dal nulla queste grandi costruzioni che servivano da magazzino, deposito o solo terrazzamento.
Alberi storici
Sotto i 1000 metri, si possono comunque ammirare delle bellezze naturali uniche, sull’Etna. Si
trovano tutti sotto questa quota gli alberi storici di questa montagna. La ginestra gigante di Milo, per esempio, esemplare particolarmente alto e sviluppato di questa pianta che – d’altro canto – cresce fino a formare veri e propri boschetti anche in zona Piano dei Grilli, a Bronte.
Sempre nei pressi di Milo, sul lato est, si trova il grandioso Ilice (leccio) di Carrinu. E poco distante, sulla via che unisce Milo a Sant’Alfio, si entra nel territorio di questo secondo comune per ammirare il secolare Castagno dei Cento Cavalli. Quest’ultimo albero è talmente grande da aver fornito riparo – secondo la leggenda – a una regina e a tutto il suo esercito! (FOTO DI GRAZIA MUSUMECI)