Quando vi porteranno a esplorare le bellezze dell’Etna ne vedrete tante, tantissime. Ma forse non ve ne accorgerete se la guida non ve le farà notare. Sono le “dagale”, isole di verde circondate dal nero della lava. Piccole oasi che sembrano essere state risparmiate dalla furia del vulcano, e a volte è proprio così. Angoli di paradiso risparmiati dal fuoco, per miracolo. Un miracolo di Dio, o come dissero per primi gli Arabi che le battezzarono: daha Allah, un miracolo di Allah.
Come si formano le dagale
Quando un vulcano grande come l’Etna entra in eruzione, non si sa mai come procede l’evento. Tutto cambia e si trasforma man mano che l’energia del fuoco trova la propria strada. Se l’eruzione è sommitale, oltre i 2700 metri, la vegetazione che verrà investita dalla lava è minima o assente del tutto. Se la lava si spinge in basso, o se fuoriesce da fratture laterali, spesso coinvolge prati, campi oppure boschi.
Quando una parte della vegetazione viene “risparmiata” dalla lava, diventa un’oasi di verde rigoglioso in mezzo a un “deserto nero”. Una dagala. Le dagale si formano quando per esempio la lava si divide in più bracci, circondando pezzi di terreno che resteranno quindi intatti. A volte però una dagala nasce spontaneamente al centro di un braccio di lava freddo. La pietra lavica infatti favorisce la crescita veloce di alcune piante e può capitare che in una particolare conca, al centro del braccio lavico, si formi una macchia di vegetazione che poi si sviluppa fino a diventare anche un boschetto. L’impressione che dà, comunque, è di una piccola oasi in mezzo al nulla.
Le dagale più belle
Le dagale più belle si possono ammirare più facilmente sui versanti nord e ovest dell’Etna, là dove le eruzioni laterali hanno avuto modo di espandersi meglio. Ma non mancano esempi di dagale affascinanti anche su altri fianchi.
Dentro Valle del Bove esiste Dagala del Picchio, al centro della quale sorge anche un piccolo rifugio. Piano Bello è anche una zona di dagala, anzi è conosciuto come “le dagale lunghe” per la particolare forma dei boschi circondati dalle lave del 1950. Una delle dagale più belle in assoluto è Timparossa, dove in autunno gli alberi si riempiono di foglie gialle, arancioni e bordeaux, circondando un rifugio molto frequentato. Sul versante occidentale spicca Bosco Centorbi, una grande dagala che si allunga fino a comprendere Rifugio Case Zampini.
La più grande e popolata è Dagala del Re, che oggi è una frazione del comune di Santa Venerina. Circondata da lave antiche, ha perso ormai la sua caratteristica di “oasi” in quanto è totalmente circondata dai centri abitati. Essa stessa è un centro abitato e popolato. Eppure il nome indica che fosse una dagala, e talmente bella e interessante in passato da essere divenuta proprietà reale (probabilmente una riserva di caccia).
Cosa fare nelle dagale
Perchè visitare le dagale ? Cosa si può fare una volta sul posto? Tanto per cominciare, si ammira la potenza della natura in tutta la sua pienezza, sia come elemento di distruzione che come elemento di rinascita.
Le dagale sono luoghi ombrosi e di relax, che possono servire per riposarsi o per consumare un pasto durante una escursione. Alcune dagale ospitano alberi come i castagni, o i ciliegi, e quindi durante le stagioni giuste si può andare lì a raccogliere queste delizie.
Ma si può andare alle dagale anche soltanto per trovare un attimo di silenzio, di pace e di benessere personale. Per riflettere o per liberarsi dai pensieri pesanti, cullati dall’abbraccio della natura. (foto di Grazia Musumeci)