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Siete mai andati a osservare le stelle in cima a una montagna, per trovare quelle condizioni perfette di nitidezza visiva? Se lo avete fatto almeno una volta forse siete appassionati di astronomia. E se lo siete, dovreste prendere confidenza con una disciplina relativamente nuova e molto emozionante: la ARCHEO-astronomia. Se vivete in zone popolate da millenni, troverete molte località in cui l’astronomia si intreccia con la archeologia. La Sicilia, e l’Etna, sono fra queste.

Conosciamo la Archeoastronomia

Le definizioni ufficiali della Archeoastronomia dicono che (fonte Wikipedia): è una disciplina che utilizza una varietà di metodi per rinvenire le prove di pratiche del passato, tra cui archeologia, antropologia, astronomia, storia, statistica e calcolo delle probabilità. (…) L’archeoastronomia contempla anche nicchie complementari all’interno dell’archeologia dei paesaggi e dell’archeologia cognitiva. Le prove materiali assunte e la loro connessione con il cielo possono rivelare come un paesaggio più vasto possa venir integrato nelle convinzioni inerenti al paganesimo circa i cicli della natura.

In parole povere, questa disciplina cerca i “messaggi del cielo”, legati a posizione e luce di stelle, sole e luna, nei manufatti umani. Oppure in quei luoghi in cui le forme di montagne, rocce o alberi particolari consentono di collegare la spiritualità umana allo studio del cosmo. Per fare esempi pratici: le rocce di Stonehenge, nel Regno Unito, sono un esempio di sito di Archeoastronomia; così sono anche le piramidi in Egitto; le piramidi dei Maya in Sud America; le sepolture ipogee di Newgrange in Irlanda; molte antiche meridiane si possono definire ugualmente opere di Archeoastronomia.

Esistono grotte con fori o aperture scavati seguendo la posizione del sole per fare in modo che quel raggio specifico in quello specifico momento dell’anno andasse a illuminare un simbolo. Esistono costruzioni sistemate, sul terreno, in modo da rispecchiare la posizione di costellazioni nel cielo. Il fascino di questa scienza nuova di zecca si ritrova anche in molte località della Sicilia. E sull’Etna.

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Pantalica-dettaglio

Archeoastronomia in Sicilia

La Sicilia vanta numerosi siti collegabili con la Archeoastronomia, sia intesa come opere manufatte umane che come siti naturali. Per esempio, la piana dell’Argimusco – con le sue rocce scolpite dal vento in forme zoomorfe – è un interessante sito di Archeoastronomia. Le case e le tombe di Pantalica sono anche esse un sito che interessa questa materia. Si può fare Archeoastronomia anche sull’isola di Mozia, tra i templi della Valle dei Templi di Agrigento, alla Rocca di Cefalù, a Rocca Novara, negli antichi palmenti della Valle dell’Alcantara e nei dintorni del grande vulcano Etna.

Sull’Etna, in particolare, la ricerca è ancora in corso. Si stanno studiando diversi siti che potrebbero rientrare nella disciplina, mentre molti altri sono stati individuati nei dintorni immediati del vulcano. In particolare, parliamo di Balze Soprane (Bronte), Rocca Pizzicata (Roccella Valdemone), Thapsos (Priolo Gargallo), Tombe a Grotticella della Valle dell’Alcantara.

Itinerario archeoastronomico sull’Etna

Se vi interessa questo affascinante cammino, ecco cosa potrete ammirare se farete Archeoastronomia sull’Etna e dintorni.

Alle Balze Soprane, non lontano da Bronte, troverete una serie di lastroni di pietra – dieci in tutto – che facevano parte di una struttura a doppio cerchio inframezzata da un corridoio circolare. Potrebbe trattarsi di un antico tempio o di un sepolcro neolitico, sistemato secondo la posizione degli astri in cielo oppure seguendo la direzione della luce solare di certe stagioni.

Le Tombe a Grotticella della Valle dell’Alcantara si trovano un po’ sparse lungo il cammino del famoso fiume. Le più belle da vedere si trovano al castello di Lauria, di Castiglione di Sicilia, situate non tanto nel corpo principale del castello quanto nella rocca sulla quale esso è costruito. Tra Mojo Alcantara e Roccella si trova un vecchio palmento che ospita tombe a grotticella probabilmente risalenti all’Età del Bronzo, così come le vasche per il vino scoperte poco distante a testimonianza dell’antica arte del vino presente in Sicilia.

Allontanandosi un po’ dal vulcano, si possono visitare Rocca Pizzicata, in cui i resti di tombe e case appaiono disposti secondo un ordine che richiama costellazioni ben precise. A sud, nel territorio di Priolo, si trova questa isoletta appena fuori costa dove sorgono numerosi resti preistorici e necropoli del periodo dell’Età del Bronzo noti come la Cultura di Thapsos. (TUTTE LE FOTO SONO DI GRAZIA MUSUMECI)


Autore: Grazia Musumeci