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Il Carnevale sull’Etna, così come un po’ ovunque in Italia, risale alla tradizione medievale spagnola che concedeva tre giorni di festa senza regole prima del periodo di penitenza quaresimale. Questa festa risente di eco ancora più antiche, che richiamano i “baccanali” romani ma poi nel Medioevo si è sviluppata a seconda delle tradizioni di ogni territorio. Intorno al vulcano Etna ci sono molte tradizioni diverse del carnevale, alcune ancora ben vive, altre divenute solo un ricordo. Se vi troverete sull’Etna in questo periodo, concedetevi – oltre alle tante escursioni che la montagna propone – anche qualche serata di allegria.

Carnevale e le maschere di lava

Per capire il carnevale etneo potreste cominciare dal guardare il lavoro di alcuni artigiani che spesso intrattengono i turisti in quota (zona Rifugio Sapienza, Crateri Silvestri o Piano Provenzana). Sono maestri dell’intaglio della durissima pietra lavica etnea, con la quale creano volti affascinanti e inquietanti.

Le maschere di lava si trovano un po’ ovunque nel territorio etneo. Sono legate ad antichi scongiuri che dovevano tenere il male lontano dalle case. Le trovate infatti sopra i portoni, sotto i balconi. A volte anche sui cornicioni delle chiese. E a queste maschere barocche si ispirano alcuni famosi carnevali catanesi, come Acireale e Misterbianco.

carnevale etneo (2)Carnevale un evento da non perdere sull’Etna

La “città delle maschere” per eccellenza nel territorio dell’Etna è una sola, Acireale. Qui le maschere di pietra del barocco sono state trasferite alla cartapesta e ogni anno, a Carnevale, diventano enormi carri allegorici. I carri, affollati di maschere anche di grandi dimensioni, sono animati dal computer e illuminati da giochi di luci sofisticati. Si alternano a sfilate di carri composti da migliaia di fiori (macchine infiorate) e ai gruppi in maschera che li precedono. Il carnevale di Acireale è tra i più antichi in assoluto e, ad oggi, uno dei più belli di tutta Italia.

Misterbianco – sul lato sud dell’Etna – coinvolge la popolazione in un carnevale molto simile a quello di Rio, in Brasile. Qui i protagonisti sono i gruppi mascherati, che seguono un tema ciascuno, e sfoggiano costumi lavorati con maestria per mesi e mesi per raggiungere risultati strabilianti. Anche il carnevale di Misterbianco ha tradizioni antiche ma è stato riscoperto solo da 30 anni.

Catania ha una tradizione del carnevale legata soprattutto al suo grande parco pubblico. In quel giorno, la gente si ritrova alla Villa Bellini per festeggiare, giocare, ballare e far divertire i bambini tra coriandoli e scherzi.

Sul fianco sud-ovest dell’Etna resistono – a fortune alterne – i cosiddetti “carnevali storici”. Paternò e Biancavilla infatti vantano carnevali legati a tradizioni del Settecento e dell’Ottocento, con sfilate di carrozze e balli in piazza. Oggi spesso sfilano anche carri di cartapesta e gruppi mascherati, all’insegna del divertimento puro.

Diverse ma non meno romantiche le tradizioni del carnevale a Belpasso – dove i gruppi mascherati sono preceduti da cantori e poeti che declamano versi in siciliano, e a Bronte, dove le maschere dei “laddalori” girano ancora per le case chiedendo cibo in cambio di qualche momento di allegria. Sul versante nord, Randazzo e Linguaglossa hanno ripreso da poco a celebrare il carnevale. Lo fanno con sfilate di maschere per le vie cittadine e con balli in piazza. Naturalmente non manca la salsiccia, regina della festa, che a Linguaglossa è specialità gastronomica principale. (le foto sono di Grazia Musumeci)


Autore: Grazia Musumeci