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Vivere l’Etna non significa solo salire sul vulcano più affascinante d’Europa ma conoscere l’universo che gli gravita intorno. Tra tanti piccoli e grandi centri che vivono di Etna, dei suoi prodotti e del suo turismo, impossibile non citare Aci Sant’Antonio, in provincia di Catania. Il paese fa parte del territorio “delle Nove Aci”, nove centri abitati con un nome simile derivato da antichi feudi di epoca romana, i più famosi dei quali sono Acireale e Aci Trezza.

Aci Sant’Antonio si trova a pochi chilometri da entrambi, e non sempre viene considerato dai circuiti turistici. Ed è un peccato perché si trova proprio sulla strada che sale verso l’Etna ed è la patria di uno dei simbolo siciliani più noti al mondo: il carretto! Andiamo a scoprire questa cittadina affascinante.

Storia di Aci Sant’Antonio

Come tutte le altre Aci, anche Aci Sant’Antonio nasce dalla ex colonia greca di  Xiphonia-Akis, fondata sulle scogliere di lava dove ancora oggi sorge Aci Trezza. A causa delle incursioni di nemici dal mare, molti dei primi abitanti di quelle colonie nel corso del primo Medioevo decisero di trasferirsi in territori più sicuri, risalendo il promontorio oggi detto della Timpa. Dunque si formarono dei borghi sull’altopiano che domina la costa ionica. Nel 1169 intorno al castello del signore di Casalotto si formò il primo nucleo del villaggio.

Nel XVII secolo, il borgo del Casalotto insieme agli altri villaggi vicini era stato quasi del tutto assorbito dalla espansione di Aquilia Nuova (oggi Acireale). I dissidi tra la grande città e i borghi sfociarono in una netta separazione, nel 1826, tra Acireale e “le altre Aci”, le quali ben presto si resero indipendenti. Il borgo del Casalotto rientrava nella parrocchia dei Santi Antonio e Filippo e quando ottenne l’indipendenza  dalle altre Aci, nel XX secolo, decise di assumere il nome definitivo di Aci Sant’Antonio separandosi anche dal dominio territoriale della parrocchia.

Aci Sant’Antonio, paese del carretto siciliano

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il carretto siciliano- foto di G Musumeci

Luogo di scambi commerciali tra il mare e la montagna, Aci Sant’Antonio era da sempre la via di passaggio dei carrettieri. Nel corso del XVIII secolo, però, qui si svilupparono le maestranze artigiane in grado anche di riparare i carretti e di restaurarli. La costruzione e la decorazione dei carretti siciliani divenne allora la specialità economica – e oggi turistica – del centro.

Tra i grandi maestri artigiani del carretto siciliano si ricorda sicuramente Domenico Di Mauro, morto nel 2016 all’età di 103 anni. Oggi la tradizione viene continuata dai suoi figli e dai suoi allievi e tra i nomi più noti c’è quello di una donna, Nerina Chiarenza, maestra della decorazione. Oggi Aci Sant’Antonio celebra questa antica arte con un museo, situato in Via Vittorio Emanuele. Per informazioni su orari e giorni di visita si può chiamare il numero 095/4013333, o seguire sui social la pagina facebook https://www.facebook.com/museodelcarrettosicilianoacisantantonio/ .

Cosa vedere

Ad Aci Sant’Antonio colpisce la grande quantità di chiese, elevatissima per un paese di medie dimensioni. Se ne contano oltre dieci, di cui però solo alcune sono turisticamente valide. Sicuramente colpisce la chiesa madre dedicata a Sant’Antonio Abate. Costruita nel Cinquecento, presenta una facciata barocca tipica del XVIII secolo, a seguito della distruzione del terremoto del 1693. La chiesa fu infatti riedificata

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bellissime chiese barocche

nel corso del Settecento e decorata, all’interno, dalla bella mano di Alessandro Vasta e della sua scuola pittorica.

Sono di epoca sei-settecentesca anche le chiese di San Michele e San Biagio situate tutte a pochi metri dalla chiesa madre. Molto belle anche le chiesine delle tre frazioni: la neoclassica Santa Mari de La Salette (a Lavinaio), la settecentesca Sant’Antonio da Padova (Monterosso) e la chiesina neogotica di Santa Maria La Stella risalente a inizio Novecento nel paesino omonimo.

Oltre al già citato Museo del Carretto Siciliano, ad Aci Sant’Antonio si può ammirare anche un’area naturalistica di enorme interesse storico e botanico. Il Bosco di Santa Maria La Stella è infatti l’ultima testimonianza visibile del ben più antico e famoso “Bosco di Aci”, una foresta che anticamente copriva tutto l’altipiano arrampicandosi fino ai piedi dell’Etna. Devastato dall’industria bellica romana e borbonica e dall’edilizia, oggi di questo bosco non restano che poche e rare “macchie”. La porzione più ricca ed evidente è invece questo bosco situato a nord-ovest dell’abitato di Santa Maria La Stella.

Altra interessante area naturale è quella della Villa di Casalotto, ex parco del castello del signore locale e poi parco urbano per qualche periodo. Oggi è in stato di abbandono ma se ne possono ammirare da lontano le bellissime ceppaie e le querce dalle quali emergono i ruderi di una antica chiesetta in stile gotico.

Non è visitabile ed è in restauro invece il nobile palazzo Riggio-Carcaci che si apre in fondo alla via principale del paese.

Come arrivare

Per arrivare ad Aci Sant’Antonio si esce dall’autostrada Messina-Catania allo svincolo di Acireale e si seguono le apposite indicazioni. Dallo svincolo Aci Sant’Antonio dista meno di 10 minuti in auto. Si può visitare il paese anche mentre si sale verso l’Etna, infatti ben due delle sue frazioni – Monterosso e Lavinaio – sono già alle pendici del grande vulcano e sulla via che porta a Zafferana Etnea e a Nicolosi. L’aeroporto di riferimento è Catania. (LA FOTO SOPRA IL TITOLO E’ DI PIERO PENNISI)


Autore: Grazia Musumeci