Due “gemelle lontane”, Alicudi e Filicudi, sono le più distanti e selvagge dell’arcipelago delle Isole Eolie e forse anche per questo le più affascinanti in assoluto. Fino a poco tempo fa mancavano anche i servizi più basilari, come l’acqua o le strade. Dunque chi le sceglieva per viverci doveva amarle parecchio, oppure desiderare di sparire dal mondo. Oggi anche queste isole sono divenute meta del turismo di massa, sebbene più contenuto e controllato rispetto a quello delle isole più grosse. Certamente vivere una esperienza ad Alicudi o Filicudi lascia il segno, dentro. E in positivo. Andiamo a conoscerle con un piccolo tour.
Alicudi, l’isola d’erica
Alicudi è una deformazione del nome greco Erikussa, ovvero “ricca di erica”, poiché questa pianta era ed è ancora il simbolo dell’isoletta. Sita a 34 miglia marine da Lipari – con cui fa comune – è l’isola più occidentale delle Eolie. Il monte Filo dell’Arpa che la domina non è altro che la cima di un grande vulcano che misura 1500 metri, dal fondo del mare al cratere.
Nel dialetto locale la “arpa” o “arpazza” indica il rapace poiana, che infatti nidifica praticamente ovunque sulle alture di Alicudi. Il territorio è molto aspro, eppure l’uomo ha saputo renderlo coltivabile, per lo più sul versante sud-est dell’isola, costellato di colture a terrazzamenti che scendono verso l’unico villaggio abitato.
Paradiso dei naturalisti, che qui vengono ad ammirare i rapaci ma anche corvi imperiali, aironi rossi, pellicani e berte, Alicudi offre una vegetazione selvatica tra le più belle. Capperi, ginestre, lentisco e ulivi ovviamente sono le piante più diffuse. Da ammirare inoltre: lo Scoglio Perciato, Scoglio della Palumba, le chiesine del Carmine – in paese – e di San Bartolo, in collina. Sono veri monumenti anche le case tipiche eoliane, col tetto progettato per la raccolta delle acque piovane. Una curiosità: ad Alicudi, in contrada Pianicello-San Bartolo, vive una piccola comunità tedesca, in case prive di energia elettrica e di acqua.
Filicudi e le streghe
Più vicina alle isole maggiori, a circa 24 miglia marine, Filicudi come la gemella Alicudi rientra nel comune
di Lipari e a differenza dell’isola vicina si presenta un po’ meno selvaggia. Il suo territorio collinare è formato in realtà da ben sette crateri spenti, di cui il più imponente è Monte Fossa delle Felci. L’unica strada asfaltata collega i piccoli villaggi costieri: Porto, Valdichiesa, Pecorini, Pecorini a Mare, Canale e Rocca, dove vivono i 200 abitanti stanziali.
A Filicudi si possono ammirare il Villaggio Preistorico di Filo Braccio, il Villaggio Neolitico di Capo Graziano, lo Scoglio Gigante, la Grotta del Bue Marino, le antiche Macine e il punto panoramico di Stimpagnato (spettacolare al tramonto). Chi ama la natura, qui potrà ammirare falchi pellegrini, falchi cuculo e una splendida macchia mediterranea.
Una curiosità: Filicudi era nota in passato come “isola delle Streghe” . Si narrava che tra le numerose felci dell’isola, all’alba, sbocciassero fiori magici utilizzati da donne esperte di magia nera … se non dal demonio in persona!
Le spiagge di Alicudi e Filicudi
Indubbiamente si va ad Alicudi e Filicudi anche e soprattutto per rilassarsi e dunque per godere del sole e del mare. Tra le spiagge di Alicudi consigliamo La Bazzina, formata da piccoli ciottoli che si immergono in un mare poco profondo. La spiaggia del Porto è invece la più attrezzata per i turisti.
A Filicudi la spiaggia più bella è quella di Capo Graziano, mentre la più turistica è quella vicina al centro di Filicudi Porto. Pecorini a Mare è la spiaggetta più romantica ma sicuramente vale la pena di percorrere a piedi il sentiero panoramico che conduce alla intima e selvaggia Spiaggia Le Punte.
Come arrivare ad Alicudi e Filicudi
Entrambe le isole sono raggiungibili con traghetti e aliscafi in partenza da Milazzo (Messina). Di solito il primo approdo è Pecorini a Mare, su Filicudi, ma in estate si può usufruire anche di Filicudi Porto. Gli stessi aliscafi che fanno tappa a Filicudi vi condurranno dopo all’unico approdo di Alicudi. (la foto sopra il titolo è di Grazia Musumeci)