L’Etna è un paesaggio che cambia in continuazione. Molte delle sue attrazioni del passato non esistono più, altre che sono tutt’ora visibili forse scompariranno nel tempo. Le eruzioni di lava e di sabbia che costantemente modificano il territorio sommitale rendono la mappa di questi luoghi una via di mezzo tra geografia, storia e mito.
Vi accompagneremo in quota a conoscere località che hanno racconti meravigliosi, a contorno. E magari vedrete elementi e panorami che tra qualche anno non esisteranno più se non nel ricordo e, anche essi, nel mito. Vogliamo portarvi alla scoperta di quel che erano, ad esempio, Torre del Filosofo e Cratere Laghetto.
Torre del Filosofo, dove abitò Empedocle
I primi esploratori che ebbero il coraggio di salire in cima all’Etna, anticamente, trovarono proprio alla base dell’allora unico Cratere Centrale dei ruderi di età indefinibile ma sicuramente fatti dall’uomo. Ne ipotizzarono, allora, che fossero le rovine del rifugio costruito dal filosofo greco Empedocle, che volle studiare il vulcano e morì – si dice – gettandosi dentro il cratere.
Se questo sia vero o no, non fu dato mai sapere. Ma quei ruderi furono chiamati “la casa del filosofo” e diversi secoli dopo, quando si decise di proteggerli con la costruzione di una sorta di torretta di cemento, divennero Torre del Filosofo. Rifugio, museo, monumento … Torre del Filosofo è stata questo e altro. Nel Medioevo era già citata in alcune cronache, nel 1800 i vulcanologi iniziarono a usarla come base per i loro studi. In particolare fu aperta per molti anni agli studiosi britannici da cui anche il nome “casa degli inglesi”.
Nel 1960 si decise di costruire l’edificio a torre che le diede il nome moderno che tutti conosciamo. Ma Torre del Filosofo ha pagato cara la sua esistenza a quota 2.900 metri, a ridosso della bocca del vulcano. Tra il 1971 e il 2003, diverse eruzioni hanno prima minacciato, quindi circondato e seppellito quasi totalmente la torretta. L’ultima in modo particolare, tra il 2002 e il 2003, la ricoprì completamente e oggi è possibile individuarla solo dall’antenna arrugginita che emerge dalla sciara – la colata di lava spenta.
L’eruzione che cancellò Pian del Lago
Pian del Lago si trova tra la Montagnola (antico cratere del XVIII secolo) e gli attuali crateri sommitali, a ridosso dei cosiddetti “coni gemelli Barbagallo”. Il nome deriva dalla esistenza di una grande conca che, in primavera, allo scioglimento dei ghiacci si riempiva di acqua creando un meraviglioso lago che durava sì e no tre mesi prima di evaporare.
Tra il 19 e il 26 luglio 2001, nel corso della potente eruzione laterale che provocò l’apertura di diverse fratture eruttive sul fianco sud orientale dell’Etna, proprio dal centro dell’ex conca del lago cominciò a formarsi un cono. Con esplosioni altissime e ricaduta di una enorme quantità di scorie, il conetto divenne un vero e proprio cratere in meno di un mese. Fu inizialmente denominato Cratere Laghetto e con questo nome è ancora oggi definito. Nel 2002 venne intitolato al fondatore dell’Opus Dei, monsignor Escrivà – che aveva visitato e amato quei luoghi in passato.
Cratere Laghetto
Cratere Laghetto Escrivà si trova a circa 2580 metri, accanto alla ben più alta e ripida Montagnola. Si raggiunge con un breve cammino dalla stazione della funivia in direzione dei crateri sommitali. Essendo più basso e meno faticoso da scalare, rispetto alla Montagnola, è un’ottima meta turistica.
Oggi si può ammirare una grande croce di ferro, posta sul terreno a ricordo del monsignor Escrivà, e si gode il panorama della Valle del Bove, mentre la guida racconta del mito di quel bellissimo lago che oggi si trova … sotto i vostri piedi.