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Sono arrivate in Sicilia “contro la loro volontà”, trasportate dalle condizioni create grazie alle immense glaciazioni che colpirono l’Europa tra 70.000 e 10.000 anni fa. Le betulle dell’Etna sono rimaste anche dopo che i ghiacci si sono ritirati, trovando su quel gigantesco vulcano – che oggi tocca i 3369 metri di altezza – un habitat ideale. Le piante scandinave per eccellenza, così, sono divenute siciliane. E hanno creato una nuova generazione e tipologia di albero di betulla. Appunto, la Betula Aetnensis.

Caratteristica delle betulle dell’Etna

La caratteristica tipica di questa specie di betulla “mediterranea” è quella di aver sviluppato sistemi linfatici in grado di adeguarsi al caldo. Il tronco è chiaro, quasi bianco, al contrario delle grigie sorelle scandinave, perché non avendo abbastanza muschi a protezione del legno deve respingere i raggi solari con il colore bianco. La chioma è anche essa più chiara e mantiene il giallo autunnale molto più a lungo rispetto alle betulle del nord. Le betulle dell’Etna, poi, hanno … occhi! Nel vero senso della parola.

Quei disegni rotondi che appaiono in ogni tronco, appunto a forma di occhio, sono dei testimoni muti dell’adattamento. Infatti, pare che siano il “ricordo” di tronchi caduti e “assorbiti” dalla betulla vicina la quale per sopravvivere al cambiamento climatico ne succhiava via i residui vitali, inglobandoli nel proprio tronco.

betulle ETNA (2)L’utilità della betulla

La betulla è una pianta usata da millenni anche per la cura fisica del corpo. Note fin dall’antichità le sue proprietà diuretiche e depurative, non vanno dimenticate anche le notevoli proprietà antisettiche per dare sollievo alle vie urinarie, ed infine è un ottimo anti-infiammatorio. Molto spesso i tronchi di betulla furono usati, sull’Etna, per creare botti, intarsi, per la produzione del carbone e per la creazione di arredi. La fondazione del Parco Regionale e la consapevolezza della fragilità di questa specie ha fatto sì che se ne fermasse lo sfruttamento e si lasciassero le piante libere di crescere, per la gioia dei turisti e degli escursionisti.

La betulla dell’Etna in sofferenza

Il cambiamento climatico in atto, non per colpa dell’uomo ma con una grossa complicità di esso, sta trasformando le temperature siciliane e anche l’Etna, con la sua alta mole, non garantisce più il fresco di una volta.

A causa del cambiamento climatico, le betulle stanno attraversando un ennesimo stress da adattamento. Intorno a loro, le temperature salgono ogni anno di più e le caratteristiche dell’aria e della terra somigliano sempre più a quelle africane. Una pianta nata dal freddo saprà adattarsi alla “desertificazione” del territorio etneo?

Sappiamo che le betulle sono bravissime a trovare il modo di sopravvivere. Lo hanno fatto in passato e lo faranno ancora. Ma la loro sopravvivenza è minacciata anche da incendi – sempre più frequenti – e da nuove malattie portate da micro organismi che proliferano col caldo. Alcuni virus che con il freddo morivano, adesso sono liberi di agire e molte piante stanno già soffrendo – o morendo! – per questo.

Si potranno salvare?

Secondo i botanici sì, ci sarebbe la possibilità di salvare questi alberi prima che sia tardi. Occorre però intensificare gli studi, aiutarli dove possibile con la sperimentazione di innesti e integratori che aiutino la pianta ad affrontare le nuove temperature. Ma occorre farlo immediatamente perché si è già perso troppo tempo e perché il cambiamento climatico, oggi, galoppa veloce. Molto più veloce rispetto ai tempi di adattamento di un albero.

Per ammirare le betulle

Per ammirare le betulle dell’Etna tre località, più di altre, sono consigliate. I boschetti che circondano i crateri Sartorius, quelli che sorgono intorno alle strutture sciistiche di Piano Provenzana e certamente la macchia di betulla che si trova al Rifugio Citelli.  Percorsi facili, per nulla stressanti, da fare sia con una guida che da soli, vi permettono soprattutto in autunno di godere, in queste zone, di uno spettacolo di colore unico in Sicilia.

(FOTO DI GRAZIA MUSUMECI)


Autore: Grazia Musumeci