Paternò è un luogo di mistero. Non nel senso più stretto del termine, ma perché è una città che ha mille volti e nessuno di essi sembra essere quello vero. Potente feudo indipendente al tempo dei Normanni (ma era abitato fin dai tempi dei siculi, che qui fondarono un castello chiamato Hybla Gereatis), ricco centro di potere in epoca Aragonese e Angioina, conobbe un lungo periodo di degrado tra il 1950 e il 1990. Oggi sta recuperando fama e bellezza, puntando anche sul turismo e in particolare sulle località dette “le Salinelle”, vulcani in miniatura che eruttano fango e che attirano la curiosità di molti.
La via “per Adernon”
Il nome Paternò pare derivi dalla storpiatura della frase “via per Adernon”, l’attuale Adrano. Non si può negare che la cittadina sorge proprio sulla via commerciale che da sempre collega Catania ad Adrano e dunque “per Adernon” potrebbe essere la radice di P-Adernò. Secondo altri studi, più romantici ma anche più logici, il nome deriverebbe da Petra Aetnaion, ovvero “la rocca dell’Etna”. E a giudicare dall’importanza che riveste la pietra lavica in ogni costruzione del centro storico della città, è più probabile questa spiegazione.
Paternò e il suo castello
Le glorie del passato di Paternò si riassumono nel bellissimo castello che domina la città dall’alto della collina. Si tratta in realtà di un “donjon” ovvero un torrione difensivo abitabile, dunque molto più piccolo di un castello e di uso diverso (militare). Tuttavia, il donjon di Paternò divenne anche una residenza nobiliare fin da quando il conte normanno Ruggero, che lo aveva costruito nel 1072, lo donò in eredità alla figlia appena sposata.
Da allora diversi nobili e perfino reali sono stati ospitati all’interno del torrione, un possente edificio quadrato in pietra lavica. Il pianterreno, al quale si accede attraverso un portale ad arco acuto, introduce a quattro ambienti: la cappella di San Giovanni, la Stanza delle Guardie, le Prigioni e il Vestibolo. Tramite la scala principale si raggiunge la grande “sala delle armi” dove campeggia la “finestra bifora più grande d’Italia”… e forse d’Europa! Da qui si accede a ulteriori quattro saloni, caratterizzati anche essi da finestre panoramiche, sebbene più piccole.
Dal castello, ma anche dal prato situato ai suoi piedi, si può ammirare una spettacolare veduta sulla città con l’Etna sullo sfondo.
Cosa vedere a Paternò
Oltre al castello, tappa obbligata di qualsiasi visita a Paternò, i monumenti che costellano questa cittadina barocca sono tanti. Quasi tutti sono chiese o conventi. Anche nei pressi del castello sorge una chiesa, la matrice (Santa Maria dell’Alto), costruita tra il secolo XI e XIV, oltre al cimitero monumentale. Da visitare anche la chiesa dedicata a Santa Barbara, la chiesa dell’Annunziata, il convento del Carmine, la chiesa del Pantheon, San Domenico, Cristo al Monte, Cristo Re … Tra tante chiese antiche spicca la più moderna (1937) chiesa santuario della Consolazione. Non mancate di ammirare anche le Porte Antiche di Paternò, la Torre dei Falconieri e la Scalinata della Matrice (XVIII sec).
Paternò vulcanica
Paternò è circondata da una natura primitiva e potente. Il fiume Simeto, che proprio qua vicino scorre impetuoso dentro gole rocciose prima di allargarsi e invadere la piana di Catania, taglia campi coltivati ad arance. Le arance rosse tipiche di questa zona prendono tutte le proprie caratteristiche dal ricco terreno vulcanico.
Le Salinelle sono l’espressione di questa Paternò vulcanica! I vulcanetti che eruttano fango e acque saline si trovano sia in contrada San Biagio, sia sulla sponda del fiume Simeto, sia – e sono le più suggestive! – in centro città, davanti allo stadio comunale. Queste sono le salinelle più affascinanti, non fosse altro che per il panorama sull’Etna che si gode da qui … e per i “capricci” periodici per via dei quali, a volte, i vulcanetti eruttano anche in mezzo alla strada o dentro i cortili delle case!
Per raggiungere Paternò …
Da Catania: percorrete la Strada Statale 121 direzione Adrano, con uscita diretta a Paternò; da Palermo, percorrerete l’autostrada A19 uscendo a Gerbini e proseguendo verso la SS 121; da Messina, autostrada A18 fino a Catania, quindi Tangenziale con uscita Misterbianco e poi SS 121.
L’aeroporto di Fontanarossa dista dalla città appena 25 km, con un tempo di percorrenza in auto di circa 35 minuti.
In città potete alloggiare presso strutture di B&B ma non mancano gli agriturismi sparsi nel territorio. (FOTO DI GRAZIA MUSUMECI)