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Oggi i Monti Sartorius, o Crateri Sartorius, sono una delle tante mete turistiche del versante nord dell’Etna. Innocue collinette nere, circondate da un mare di allegre betulle, da castagni e da querce, dove le famiglie vanno a fare picnic e gli escursionisti mettono alla prova la forza delle gambe scalando ciascun cratere. Ma tanta bellezza (da un lato si ammira la cima del vulcano, dall’altro il mare) nasce, come sempre succede sull’Etna, da una devastazione di fuoco. I Monti Sartorius, infatti, si sono formati durante un’eruzione. Quella del 1865.

Come iniziò l’eruzione

L’eruzione ebbe inizio nel gennaio del 1865 e terminò cinque mesi dopo, andando avanti a fasi alterne. In un’Italia fresca di unificazione, l’Etna si faceva conoscere anche oltre i confini della Sicilia, con questo spettacolo terribile che mise anche in pericolo alcuni centri abitati.

Il 28 gennaio iniziò una strana emissione di gas dalla zona di monte Frumento delle Concazze. A questo seguirono boati e terremoti che si protrassero a lungo, fino all’indomani. Poco prima della mezzanotte del 29 gennaio, infatti, una frattura si fece largo sul fianco nord del vulcano: tre alte fontane di lava emersero dai boschi, tra 1800 e 1750 metri sul livello del mare. Nemmeno ventiquattro ore dopo, altre otto bocche si aprirono sul prolungamento della frattura che toccò i 400 metri di lunghezza!

Evoluzione dell’eruzione

sartorius (2)Nella prima settimana di febbraio le spaccature erano già divenuti crateri veri e propri. Inizialmente di piccole dimensioni, poi sempre più alti. La lava, oltre che con le fontane, iniziò a fuoriuscire in forma di colate che però – in un primo tempo – sembrarono poco veloci.

Se i primi bracci si fermarono già il 12 febbraio, molti altri vennero emessi tra il marzo e il maggio dello stesso anno, sempre a fasi alterne. Ciascun braccio di lava procedeva con velocità diverse e uno minacciò da vicino il villaggio di Vena. Fu l’intervento della Madonna, secondo il credo popolare, a fermare il fiume di fuoco e per ricordarlo esiste ancora oggi un altarino votivo con la data di quei giorni.

L’eruzione venne considerata conclusa il 28 giugno 1865. La fila di crateri che si era formata era uno spettacolo terribile ma anche affascinante, che sarebbe molto piaciuto al geologo tedesco Wolfgang Sartorius. Questi fu il primo a redigere una mappa geologica dettagliata dell’Etna, nel 1841. Al tempo dell’eruzione era ancora vivo, ma si trovava per studio in Islanda. I geologi catanesi decisero di dedicare a lui la nuova “bottoniera lavica”, che di fatto oggi si chiama Monti Sartorius.

Visitare i Monti Sartorius

Il sentiero dei Sartorius è uno dei più facili dell’Etna. Molto pianeggiante, consente anche di scalare i primi due piccoli crateri (gli altri, più ripidi e alti, sono più adatti a veri escursionisti allenati). I boschi di betulle e i punti panoramici lungo il percorso consentono di godersi la località anche con bambini e persone anziane.

Da Milo o da Linguaglossa si segue la Strada Regionale Mareneve. Provenendo da Milo, si devia prima di arrivare a Piano Provenzana, precisamente al bivio per il Rifugio Citelli, seguendo proprio le indicazioni per il rifugio (sulla sinistra). I Sartorius si trovano dopo poche curve, su una stradina chiusa dalla sbarra della Forestale. Da Linguaglossa, si deve prima superare il bivio per Piano Provenzana proseguendo verso Milo e Zafferana, quindi girare verso il Citelli (sulla destra). FOTO DI GRAZIA MUSUMECI


Autore: Grazia Musumeci