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L’Etna è un vulcano in perenne trasformazione. Ha cambiato il suo volto decine di volte nei millenni e lo fa ancora. I vulcanologi hanno individuato una mutazione costante nel “comportamento” della montagna, che una volta ogni 10 o 15 anni circa erutta in modo diverso. Alterna, infatti, periodi di eruzioni calme ed effusive con periodi di parossismi violenti. In quest’ultima fascia di eventi rientra l’eruzione di Natale del 2018, che ha dato il via al secondo “decennio dei parossismi” del nuovo millennio.

Prima dell’eruzione: l’irrequieto anno 2018

L’Etna proveniva da un periodo relativamente “calmo”, dopo i feroci parossismi degli anni 2000-2003. Il vulcano continuava la sua attività vivace, ma con un certo equilibrio acquisito nel corso del decennio precedente. Dalla fine del 2017 però qualcosa stava mutando. Sciami sismici, esplosioni in vetta avevano annunciato uno stato di agitazione che si sarebbe intensificato nel corso del 2018. In realtà la popolazione si accorse appena del cambiamento, perché gli episodi “visibili” furono pochi quell’anno. Ma internamente il magma riempiva i condotti e l’Etna si gonfiava in modo preoccupante. Nell’autunno del 2018 i vulcanologi studiavano già i piani di evacuazione per una possibile eruzione laterale, dato l’aumento della pressione soprattutto lungo i fianchi più bassi.

L’eruzione di Natale

eruzione 2018 (2)Un importante sciame sismico cominciò a interessare la fascia sud-orientale dell’Etna tra il 23 e il 24 dicembre 2018. E alle 9:30 del mattino della Vigilia di Natale partì finalmente la famosa eruzione laterale, che – per fortuna degli abitanti – si sviluppò molto più in alto del previsto. Di fatto, la frattura si aprì poco sotto i crateri sommitali, sempre lateralmente rispetto ai condotti principali, ma lontanissima dai centri abitati.

La colata di lava che fuoriuscì, comunque, risultò molto poco alimentata e nel corso dei tre giorni successivi si fermò del tutto, percorrendo pochi chilometri. Il vulcano restava comunque pieno di magma e ancora sotto pressione. Una pressione che si sfogò in parte nella notte del 26 dicembre, con una scossa di magnitudo 4.8 Richter che causò crolli e danni in buona parte dei comuni pedemontani (Viagrande, Aci Bonaccorsi, Aci Sant’Antonio, Acireale, Zafferana e Milo).

Un’eruzione tanto breve e un terremoto tanto forte non erano indice di equilibrio, per questo gli esperti continuavano a stare in allerta. L’imprevedibile poteva ancora accadere, e in qualsiasi punto del corpo del vulcano. Ma l’Etna avrebbe stupito ancora una volta.

Lo spettacolo Etna

Tutta l’energia trattenuta e tutto il magma accumulato non vennero mai espulsi con una grande, catastrofica eruzione laterale, come tutti temevano. L’Etna riuscì a “rateizzare” la propria potenza, avviando uno spettacolo che sarebbe durato tre anni. Dal 2019 al 2021, infatti, una serie incredibile di spettacolari parossismi avrebbe permesso al vulcano di svuotarsi liberando il magma tramite fontane di lava e colonne di cenere immortalate in decine di foto e video.

L’eruzione del Natale 2018, quindi, fu la scintilla di avvio di un nuovo periodo (decennio?) di eventi eruttivi particolari, che stiamo vivendo ancora oggi. Lo “spettacolo Etna” è ancora in corso, e alterna oggi momenti di esplosioni violente con improvvise mini eruzioni sommitali. Dal giugno 2022, alcune fratture apertesi nella parte bassa di Valle del Bove liberano di tanto in tanto piccole quantità di lava. Segno comunque che il vulcano ha ancora “molto” da dare. E si spera sempre che non lo dia in modo devastante, tutto in una volta.

Dopo l’eruzione …

Dopo l’eruzione di Natale 2018 è rimasta la conta dei danni nei paesi terremotati. Una conta meno drammatica del previsto, con solo pochi feriti e nessun morto. Anche i crolli sono stati meno del previsto, segno che quelle popolazioni – già colpite dal sisma del 1984 – avevano lavorato bene insieme agli esperti geologi per ricostruire secondo criteri di sicurezza. L’eruzione di Natale 2018 ha anche avviato l’importante progetto della “mappatura delle faglie”, che consentirà in futuro di costruire in modo sempre più corretto e sicuro. (le foto sono di Grazia Musumeci)


Autore: Grazia Musumeci